C’è un confine sottile – e sempre più affascinante – tra nutrirsi e vivere un’esperienza. L’enogastronomia contemporanea ci insegna che il cibo non è più solo sostentamento, ma racconto, emozione, status. È così che nascono piatti che vanno oltre il gusto, trasformandosi in vere e proprie esperienze di lusso, dove ogni ingrediente ha una storia da raccontare e ogni morso è una dichiarazione d’intenti. Pensiamo al tartufo bianco d’Alba, un fungo invisibile agli occhi, ma non al palato: la sua rarità, il profumo inebriante e la raccolta ancora affidata a uomini e cani rendono ogni lamella una poesia. O al caviale Almas, chiaro, prezioso, venduto in barattoli d’oro 24 carati, simbolo di opulenza e delicatezza. Anche la frutta può diventare esclusiva: in Giappone, il melone Yubari King viene coccolato dai coltivatori come una piccola opera d’arte, venduto all’asta per cifre che sfiorano il valore di un’auto. E non è da meno l’anguria Densuke, nera come la lacca, dolce come lo zucchero. Il lusso a tavola non riguarda solo il prezzo, ma la cura, il tempo, la manualità. È il caso dello zafferano, i cui stigmi vengono raccolti a mano, uno a uno, per regalare quel colore dorato e il profumo intenso che ha ispirato generazioni di chef. O del formaggio Pule, prodotto con latte d’asina nei Balcani, disponibile in quantità minuscole ma ricche di sapore e fascino. A volte il lusso si tinge anche di pericolo, come con il pesce palla (fugu), che solo cuochi certificati possono preparare per evitare rischi. Oppure si traveste da sostenibilità, come nel caso del caffè Kopi Luwak, nato dal passaggio del chicco nel tratto digestivo dello zibetto. Curioso, controverso, eppure ricercato. In questo universo dorato, la cucina si eleva a gesto artistico, culturale, filosofico. Il lusso diventa l’atto di scegliere, conoscere, assaporare con consapevolezza. È l’opposto dell’eccesso: è attenzione, precisione, emozione pura. E mentre la maggior parte di noi continuerà a godersi una buona pizza o un piatto di pasta ben fatto, sapere che esiste un mondo dove il cibo è anche poesia, rarità e incanto, non può che renderci ancora più curiosi. E affamati. Di storie, prima ancora che di sapori.
V.R.