«In 30 anni di esperienza gastronomica, abbiamo solo visto due o tre giovani della sua età con tante idee, con tanta erudizione, con tanta tecnica, con tanta solidezza. Ci troviamo in presenza di un superdotato destinato ad essere un numero uno d’Italia e del mondo. Tempo al tempo». Ha tutte le qualità per fare storia. Firmato Rafael Garcia Santos, creatore de Lo Mejor de la Gastronomia, il primo e per anni più importante congresso internazionale di cucina d’autore.
Ma la storia di Lorenzo Cogo ha un’origine lontana, a dispetto della giovane età. Ottenuto il diploma all’ Alberghiero di Recoaro, si è trasferito a Milano dove ha cucinato presso lo stilista Aldo Coppola. Lì è stato notato da Renato Rizzardi, chef de “La Locanda di Piero” a Montecchio Precalcino che l’ha “convinto” a volare in l’Australia, al Vue de Mond di Shannon Bennet, Melbourne. La voglia di imparare è pari alla sua curiosità e quindi si trasferisce presto a Sydney dove va a scuola da un grande, Mark Best nel suo Marque Restaurant.
A questo punto una svolta centrale nella crescita del talento di Marano, l’esperienza catalana dove incontra Victor Arguinzoniz, dove apprende tutti i segreti della griglia e della cottura a braci (vera passione per Cogo) e dove diventa sous-chef. Ciliegina sulla torta lo stage di lusso a casa del migliore da René Redzepi al Noma di Copenhagen.
Lorenzo, a dispetto delle molteplici esperienze in giro per il mondo e dei riconoscimenti ottenuti, non solo non si sente arrivato, ma ha un approccio fanciullesco alla cucina, un mix di curiosità e apertura mentale, al punto da fargli dire di sentirsi uno chef istintivo: “Non volevo un’etichetta e desideravo sentirmi libero di cambiare, di sperimentare, di seguire le mie esigenze – ha spiegato a più riprese – Quello che sento, il modo in cui mi sento, lo riproduco nei miei piatti“. Semplice no?
Un amore che dura tutt’ora, alimentato da manicaretti sopraffini.
Natalia Bandiera