«In 30 anni di esperienza gastronomica, abbiamo solo visto due o tre giovani della sua età con tante idee, con tanta erudizione, con tanta tecnica, con tanta solidezza. Ci troviamo in presenza di un superdotato destinato ad essere un numero uno d’Italia e del mondo. Tempo al tempo». Ha tutte le qualità per fare storia. Firmato Rafael Garcia Santos, creatore de Lo Mejor de la Gastronomia, il primo e per anni più importante congresso internazionale di cucina d’autore.
La vita a Lorenzo Cogo, il più giovane chef-imprenditore stellato (la Michelin lo premiò a soli 25 anni) cambiò l’anno che incrociò il guru della gastronomia spagnola. Un secondo dopo quell’articolo, il mondo si accorse di lui e i riflettori da allora non si sono più spenti e oggi, alla soglia dei 30 anni, il ragazzino di Marano Vicentino, che nel nome, Cogo (cuoco), custodisce un destino, può dire di aver vinto la sua personale sfida: stellato Michelin, osannato dalle maggiori guide di settore italiane e mondiali, invitato ai congressi di gastronomia e infine imprenditore di successo con il suo ristorante a Marano (El Coq), il catering e le consulenze prestigiose. Per questa sua dote è pure stato premiato come imprenditore veneto dell’anno , per aver saputo coniugare genialità in cucina, passione per la materia prima alla vocazione imprenditoriale che impone anche un occhio ai conti. A lui, all’Expo di Milano, è stata dedicata una statua che la dice tutta sul valore di un giovane che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro territorio.
Ma la storia di Lorenzo Cogo ha un’origine lontana, a dispetto della giovane età. Ottenuto il diploma all’ Alberghiero di Recoaro, si è trasferito a Milano dove ha cucinato presso lo stilista Aldo Coppola. Lì è stato notato da Renato Rizzardi, chef de “La Locanda di Piero” a Montecchio Precalcino che l’ha “convinto” a volare in l’Australia, al Vue de Mond di Shannon Bennet, Melbourne. La voglia di imparare è pari alla sua curiosità e quindi si trasferisce presto a Sydney dove va a scuola da un grande, Mark Best nel suo Marque Restaurant.
La voglia di tornare in Europa con un primo importante bagaglio di esperienze tecniche lo porta alla corte di Heston Blumenthal, al The Fat Duck. ma il richiamo dell’Oriente si fa sentire e Lorenzo stacca un biglietto per il Sol Levante, destinazione Giappone, per apprendere tutto il rigore nipponico per le materie prime e per il rispetto delle tradizioni, dal collega e successivamente amico Seiji Yamamoto.
A questo punto una svolta centrale nella crescita del talento di Marano, l’esperienza catalana dove incontra Victor Arguinzoniz, dove apprende tutti i segreti della griglia e della cottura a braci (vera passione per Cogo) e dove diventa sous-chef. Ciliegina sulla torta lo stage di lusso a casa del migliore da René Redzepi al Noma di Copenhagen.
Lorenzo, a dispetto delle molteplici esperienze in giro per il mondo e dei riconoscimenti ottenuti, non solo non si sente arrivato, ma ha un approccio fanciullesco alla cucina, un mix di curiosità e apertura mentale, al punto da fargli dire di sentirsi uno chef istintivo: “Non volevo un’etichetta e desideravo sentirmi libero di cambiare, di sperimentare, di seguire le mie esigenze – ha spiegato a più riprese – Quello che sento, il modo in cui mi sento, lo riproduco nei miei piatti“. Semplice no?
E siccome dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, Lorenzo anche in questo non ha voluto farsi mancare nulla, anzi, per la verità è stata Serena per una volta a dettare le regole d’ingaggio. La leggenda narra che l’amore nacque così: “Mamma – disse la ragazza – stasera esco, vado al ristorante, mi prendo Lorenzo e torno”. E così fu.
Un amore che dura tutt’ora, alimentato da manicaretti sopraffini.
Natalia Bandiera