L’obbligo di rotazione colturale dei seminativi, imposto dal Piano strategico nazionale mirato a preservare la fertilità del suolo, rischia di compromettere la produzione di mais, frumento tenero e cereali autunno vernini.
L’allarme arriva da Confagricoltura Veneto, che in una missiva all’assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner sollecita una deroga all’obbligo. “Per le nostre aziende, siano esse cerealicole che ad indirizzo zootecnico da carne, da latte o strutturate per la produzione energetica, la coltivazione del mais, da granella o per la produzione di insilato, rappresenta una percentuale che va dal 40% al 75% per le superfici di primo raccolto e del 90-100% per le superfici in secondo raccolto”, afferma Chiara Dossi, presidente sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto.
“Da sempre le aziende mettono in campo la pratica della rotazione colturale o la diversificazione delle colture, perché è nel proprio interesse avere un suolo sano e fertile. Ma la nuova Politica Agricola Comune prevede la rotazione annuale di tutte le parcelle, operazione che non sempre è possibile. Si pensi alle aziende zootecniche che coltivano cereali a uso foraggero e verrebbero perciò costrette ad acquistare i mangimi, con un enorme aggravio di costi dato che i prezzi sono in impennata a causa delle turbolenze internazionali”, conclude Dossi.