a cura di Anima Veneta
Nell’antichità i contadini si affidavano ai cachi per sapere che tipo d’inverno ci attende. Proprio così, e per l’esattezza ai semi del caco, il famoso frutto dal caratteristico color arancione, la cui maturazione avviene tra ottobre e dicembre.
L’albero del cachi, noto anche come kaki, loto, diòspero o meglio da noi “cacaro” è originario dell’Asia orientale ed anche uno delle più antiche piante da frutto coltivate dall’uomo: è conosciuto anche come l’albero dalle sette virtù perché fa molta ombra, dà buona legna da ardere, il suo fogliame produce del buon concime, non viene attaccato dai parassiti, è longevo, ha bellissimi colori ed è il luogo ideale per la nidificazione degli uccelli.
Presente in tutti i giardini mediterranei, si è diffuso in particolare dall’Ottocento in poi, quando si iniziò a coltivarlo in maniera più intensiva: quasi tutte le case di campagna ne avevano uno.
I cachi sono frutti piuttosto energetici: 100 grammi di cachi apportano circa 65 calorie, sono composti da acqua e zuccheri, proteine, grassi e vitamina A e C. E’ per questo che il loro consumo da molta energia preparando il corpo all’arrivo dell’inverno, migliora il sistema immunitario e ha funzione antiossidante.
Secondo la nostra leggenda e tradizione, con i cachi è possibile fare le previsioni meteorologiche per l’inverno: basta aprire un caco, prelevare uno dei suoi semi, tagliarlo verticalmente e osservare la sagoma che ha assunto il germoglio interno normalmente a forma di posata. Se la forma assunta dal germoglio è a forchetta l’inverno sarà mite e poco nevoso, se la forma è a coltello l’inverno sarà tagliente per cui molto freddo ma con poca pioggia, se la forma è a cucchiaio l’inverno sarà relativamente mite ma con tanta neve.
Ma scientificamente parlando, la posata infatti non è altro che il germoglio: la sua forma è variabile in relazione al suo stadio di preparazione a uscire ed emettere cotiledoni (le prime foglie). Morale della favola, la posata non è altro che la giovanissima pianta di caco, non ancora nata e protetta dal tegumento del seme: il colore bianco è dovuto al fatto che il germoglio sta chiuso al buio, una volta germogliato grazie alla fotosintesi clorofilliana diventerà il verde a cui siamo abituati.
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