Un articolo del Gambero Rosso, una delle più autorevoli riviste enogastronomiche, ha pubblicato la lettera di un lettore che dopo essersi fidato del ristoratore, si è ritrovato una vera e propria stangata. Affidarsi al ristoratore, infatti, è spesso un atto di fiducia, ma non sempre questa fiducia viene ripagata. “Negli ultimi tempi, racconta Paolo Manfredi, il lettore protagonista della pubblicazione, si sta diffondendo una pratica poco piacevole tra alcuni ristoratori: il famoso “faccio io”, che da gesto cordiale può trasformarsi in un’esperienza culinaria indigesta, soprattutto quando arriva il conto”.
Manfredi, dopo un viaggio in Sicilia, riporta con amarezza le sue esperienze in due ristoranti locali. Posti da sogno, con cucine che profumano di tradizione e mari cristallini che lambiscono i tavoli, ma che hanno lasciato un sapore amaro al momento di pagare. “Dopo aver mangiato benissimo, non ci siamo ritrovati nel conto”, afferma Manfredi. Eppure, a ben guardare, tutto era in regola: i prezzi, pur essendo stati riportati da qualche parte, non erano stati ben evidenziati, e l’antipasto misto, il primo di mare, si sono trasformati in una cifra inattesa.
Il vero problema, spiega Manfredi, non è tanto il prezzo quanto la mancata trasparenza. “Col Pos in mano, il simpatico cerimoniere diventa un esattore”, osserva, sottolineando come un’esperienza culinaria possa essere rovinata da queste discrepanze. “Meglio ‘safe’ che ‘sorry'”, aggiunge, invitando i lettori a diffidare del “faccio io” se non si conosce perfettamente il ristoratore.
Ma il problema non è solo dei clienti. Anche i ristoratori rischiano di perdere clienti e reputazione se continuano a praticare questo approccio ambiguo. Manfredi, con un tono che mescola ironia e preoccupazione, avverte: “Gli anni ‘80 sono finiti”, e chi ancora pensa di poter “rifarsi” su un cliente ignaro per coprire le perdite di una serata fiacca rischia di trovarsi con il locale vuoto.
Per evitare situazioni simili, Manfredi suggerisce ai ristoratori di adottare un approccio più trasparente e onesto. Che sia “alla svizzera”, con tutto ben scritto e pesato, o attraverso una lettura attenta del tavolo, l’importante è permettere al cliente di sapere quanto spenderà. Un consiglio spassionato, ma necessario: “Evitate di rovinare l’esperienza perfetta per 50 euro in più”.
In un mondo sempre più trasparente e con clienti sempre più informati, Manfredi ricorda che la fiducia è un bene prezioso, da coltivare con cura. Per i ristoratori, dunque, il “faccio io” potrebbe presto trasformarsi in un boomerang, mentre per i clienti, un consiglio: meglio essere prudenti e chiedere chiaramente quanto si sta per spendere. Dopotutto, concludendo con le parole di Manfredi, “il mio ‘faccio io’ sarà andare da un’altra parte”.
L.S. (fonte Gambero Rosso)