Nel menu del cenone in oltre otto tavole su dieci (85%) sono previste quest’anno le lenticchie chiamate a portar fortuna mentre il tradizionale chicco d’uva è servito nel 56% dei casi. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Ixe’ sul Capodanno degli italiani che puntano anche quest’anno sull’accoppiata vincente con il cotechino o lo zampone al quale non rinunciano ben il 70%. La produzione in Italia di lenticchia – sottolinea la Coldiretti – è di oltre 6 milioni di chili e particolarmente ricercate sono quelle Castelluccio di Norcia Igp ma anche quelle inserite nell’elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S.Stefano di Sessano (Abruzzo), di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), molisane (Molise), di Villalba e Ustica (Sicilia) o umbre quali ad esempio quelle di Colfiorito. L’accoppiata vincente – continua la Coldiretti – è con circa 4 milioni di chili di cotechino e zampone consumati proprio a fine anno con gran parte della produzione nazionale che è certificata come Cotechino e Zampone di Modena Igp, riconoscibili dal caratteristico logo a cerchi concentrici gialli e blu con stelline dell’Unione Europea, ma si rileva anche una apprezzabile domanda di cotechini e zamponi artigianali, anche acquistati direttamente dai contadini nelle fattorie e nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
Le origini della leggenda
Le radici della leggenda affondano nell’antica Roma, quando era abitudine regalare una borsa di cuoio chiamata “scarsella”, solitamente legata alla cintura, piena di lenticchie. L’augurio era che si trasformassero in monete, questo perché il nome della lenticchia deriva dal latino “lens”, lente, legato alla forma del legume che ricorda quella di una moneta.