Ho degustato molti vini: bianchi, rossi, spumanti, dolci. Del nuovo mondo, del vecchio. Biodinamici, eticamente corretti. Industriali, di piccoli vignaioli. Apprezzati dalla critica, sconosciuti. Con il miglior rapporto qualità prezzo, con quello peggiore.

 

Ho frequentando i corsi per Sommelier, dell’Onav. Sono stato iscritto a Slow food.

Ho partecipato a molte serate a tema, degustazioni monografiche.

Ho letto, tra gli altri, Veronelli, Soldati, Parker…

…confesso lo smarrimento. Ammetto i miei limiti.

…forse è anche l’opprimente ed anticipata afa estiva, forse la crisi che deprime…

Mi confido con amici. Quelli più intimi: appassionati vignaioli, provetti vinificatori, saggi bevitori.

Mi propongono un serata di terapia antidepressiva. La formula è semplice: si degusteranno i nostri vini. Quelli che ognuno di noi con fatica, con pochi mezzi ma con tanta passione realizza nel garage, o nella piccola cantinetta di casa.

Fissiamo poche ma essenziali regole, definiamo un’identità attraverso un “manifesto” ed un nome.

Siamo “Canevisti”, amici che uniti in questi valori:

 

  • Il vigneto: il Canevista è prima di tutto un viticoltore che coltiva la propria vigna vinificando esclusivamente le uve che coltiva.
  • La biodiversità: il Canevista ritiene importante mantenerla promovendo la coltivazione di varietà antiche, autoctone, rare, moltiplicandole preferibilmente in modo massale; Altresì non disdegna vigneti con ceppi di varietà miste.
  • Rispetto ambientale: il Canevista considera importante effettuare trattamenti antiparassitari e concimazioni evitando quanto più possibile il ricorso a prodotti chimici di sintesi.
  • L’età del vigneto: il Canevista considera la propria vecchiaia e quella del suo vigneto come un valore assoluto da raggiungere e mantenere.
  • La vendemmia: il Canevista fa della vendemmia un momento di festa;  la fa a mano insieme a suoi più cari amici.
  • La vinificazione: il Canevista ritiene importante effettuare la vinificazione senza l’aiuto di nessun enologo, con il minor uso possibile di additivi, preferibilmente senza l’utilizzo dei lieviti selezionati.
  • L’affinamento: il Canevista non ha nessun pregiudizio nei confronti di botti, barriques che può usare a suo piacimento.
  • Stabilizzazione e filtrazione: il Canevista stabilizza e filtra il suo vino preferibilmente senza l’utilizzo di nessun additivo e solamente grazie al freddo, al tempo e con i travasi.
  • Imbottigliamento: il Canevista beve il suo vino anche sfuso perciò l’imbottigliamento è pratica facoltativa benché auspicabile.
  • Convivialità: il Canevista beve il suo vino per placare la sua quotidiana sete, ma aspira a ricevere visita dei suoi amici per condividerne il piacere con altri, scambiarsi opinioni sul vino e la vita.

 

Mentre preparo le mie bottiglie per la degustazione mi accorgo che il mio umore è già migliorato. Grazie amici Canevisti!

Alberto Brazzale         

  

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia