Un sempre minor numero di bambini che vengono sottoposti dai genitori alle vaccinazioni pediatriche con il conseguente rischio di epidemie. A lanciare l’allarme è stata Daniela Carraro, direttore generale della Ulss 4. “Oggi non consideriamo più certe malattie pericolose – ha spiegato la Carraro – perché non sono più sotto gli occhi di tutti gli effetti che possono provocare sugli individui non vaccinati. Le malformazioni causate non le vedete più per strada, ma le potete vedere comunque in alcune strutture che ospitano persone che ne hanno subito i danni nel fisico e nella mente’.
Secondo la manager, ad origine della decisione di non vaccinare i bambini c’è la paura dell’autismo, sindrome che non ha ancora una causa e che per molti padri e madri, sarebbe comparsa verso i 18 mesi, quando al piccolo viene somministrato il primo vaccino. Centinaia le famiglie in Italia che giurano di aver visto il figlio cambiare dopo la prima dose di trivalente (orecchioni-morbillo e rosolia).
Se la scarsa consapevolezza degli effetti delle malattie è oggi una leva psicologica per i genitori che decidono di non vaccinare i figli, la possibilità di un nuovo diffondersi di malattie che sono considerate dei veri e propri “killer” preoccupa sempre più gli esperti, che la spiegano ai non addetti ai lavori con l’accattivante metafora della faccia del dado che riporta il numero 5. L’individuo che per primo inizia a non vaccinarsi è rappresentato dal punto centrale, mentre attorno a lui i quattro punti sono gli individui vaccinati. Finché tutti gli individui attorno lui saranno vaccinati, anche se il primo non lo sarà, non correrà alcun rischio di ammalarsi, perché protetto dai quattro che non si ammaleranno mai. Quando però anche gli altri attorno a lui inizieranno a non essere più vaccinati, è proprio questo il momento in cui l’individuo non vaccinato corre il rischio di ammalarsi, e si tratta di una reazione a catena i cui effetti possono provocare nei casi più gravi anche una pandemia, con comprensibili effetti a livello di panico generale.
Poliomielite, meningite, difterite sono malattie infettive pericolose per le quali non esiste una terapia oppure, se esiste, non è sempre efficace. Oggi sono quasi del tutto debellate nei paesi dell’ Unione Europea, grazie ai piani di vaccinazione ma , di fronte a questo allentarsi delle azioni di immunizzazione di neonati e bambini, potrebbero riemergere pericolosamente e avere un nuova recrudescenza. Il morbillo, considerato comunemente una malattia innocua, per il quale la vaccinazione non è obbligatoria, è contagiosissimo ed è la prima causa di morte tra i bambini nel mondo. Anche in caso di guarigione può provocare gravi complicazioni. Secondo i dati forniti dall’Oms, nel 2012 è stato causa di più di 139 mila vittime, 15 ogni ora, e quasi tutti bambini sotto i cinque anni. Se nell’Unione europea la percentuale di mortalità è irrilevante, nel 2011 si sono comunque ammalate di morbillo 30 mila persone, e dal 2009 al 2011 i casi si sarebbero quadruplicati. Prima del 1963, anno di immissione sul mercato del vaccino, il morbillo colpiva praticamente la totalità della popolazione e uccideva 2 milioni di bambini all’anno.
Anche la meningite, alla ribalta delle cronache proprio pochi mesi fa col caso della bambina deceduta a Malo, fa ammalare ogni anno in Italia più di mille persone. Malattia subdola che si manifesta con sintomi simili a quelli di una comune influenza, a spaventare di più è la sua variante di tipo B, che è quella che circola nel nostro paese e per la quale il vaccino è stato solo di recente approvato, e spesso non viene diagnosticata correttamente. Può uccidere in 24 ore o causare gravi
disabilità permanenti: un paziente su dieci muore, fino a uno su cinque può riportare danni cerebrali, perdita dell’udito, amputazione degli arti. Le forme più aggressive di meningite colpiscono al di sotto dei due anni, e in questa fascia di età i sintomi di una malattia così pericolosa non sono così facilmente riconoscibili e questo complica la diagnosi.
I dati e l’intervista all’esperta dell’Ulss 4
Alessandra Dal Zotto, medico al Servizio igiene e sanità pubblica della Ulss 4 alle dipendenze del dott Edoardo Chiesa, conferma con dati statistici il graduale calo della percentuale dei bambini vaccinati, in linea con la tendenza osservata a livello regionale e nazionale. “Per la vaccinazione anti-polio si passa dal 96,7% di bambini vaccinati tra i nati nel 2008 al 95,4% tra i nati nel 2010. Non sono ancora valori preoccupanti, ma si tratta di un segnale che richiede una certa attenzione e valutazione. Alcune malattie sono scomparse grazie all’introduzione della vaccinazione e al mantenimento di adeguate coperture vaccinali negli anni successivi. La poliomielite, la difterite, non fanno più paura, in quanto non se ne ha più esperienza, non se ne ricordano gli esiti”.
Anche se malattie ormai a noi poco note, la dottoressa Dal Zotto ci tiene a sottolineare che non sono scomparse. “Quando non si verificheranno più casi nel mondo della malattia – ha aggiunto la professionista – le vaccinazioni verranno sospese. E’ questo il caso del vaiolo. Ma per il momento la vaccinazione rimane la principale difesa.”. La controtendenza che abbiamo constatato, sempre secondo la Dal Zotto, può essere la causa anche del recente aumento dei casi di morbillo in Veneto e in Italia e non solo, “i casi di poliomielite verificatisi in Siria richiamano all’attenzione malattie che non sembrano più così lontane, e i casi di tetano che si sono verificati in Italia negli ultimi anni riguardano tutte persone non vaccinate o non adeguatamente vaccinate (vaccinate con meno di tre dosi o con ultima dose eseguita da più di dieci anni)”.
Marta Boriero