La sanità privata, con le sue molte facce – che comprendono anche le strutture accreditate e classificate, integrate pienamente nel servizio pubblico – cresce nel nostro Paese. Uno sviluppo caratterizzato da aggregazioni delle piccole realtà imprenditoriali, non più adatte a reggere la sfida imprenditoriale e l’avanzata dei gruppi internazionali, in particolare francesi, che puntano all’acquisizione di aziende sul nostro territorio. Una sanità privata “reattiva e vivace”, che conquista sempre più spazio “in uno spirito di sana competizione con il pubblico”, al quale chiede “una programmazione chiara e trasparente” per una “azione sinergica a favore dell’assistenza dei cittadini”. A tracciare, per l’Adnkronos Salute, il quadro sui trend economico-finanziari del settore è Michele Vietti, presidente dell’Associazione coordinamento dell’ospedalità privata (Acop).
Oggi, infatti, “fronteggiare il mercato della sanità o dell’assistenza, comporta, soprattutto per quanto riguarda le strutture accreditate, requisiti talmente impegnativi, anche a livello di costi, che spalmarli su grandi dimensioni possono essere meglio ammortizzati. Se invece gravano sulle spalle di una piccola azienda diventano insopportabili”. Nell’ultimo quinquennio si è fatta più evidente anche l’avanzata dei gruppi esteri. “I francesi, come noto, sono molto attivi nella sanità e nell’assistenza: ma è normale perché siamo nel mercato globale. Questo però è il segno – continua Vietti – che da parte del nostro interlocutore pubblico non c’è la necessaria attenzione all’imprenditore nazionale in questo settore, che fatica a reggere la pressione fiscale, burocratica e di vigilanza talora invasiva”.
Per aiutare l’impresa sul territorio, inoltre, “servirebbe l’adeguamento delle tariffe e l’eliminazione dei tetti di spesa che risalgono a oltre 10 anni fa e che non hanno più senso”, aggiunge il presidente Acop. Per quanto riguarda la ‘concorrenza’ con il pubblico “ci sono Regioni in cui il privato occupa ampi spazi. Ma la situazione è variegata, perché in sanità abbiamo 20 Repubbliche indipendenti. In ogni caso, anche dove il pubblico è forte, una sanità privata di qualità innesca una competizione virtuosa. Nessuno vuole sostituire il pubblico, ma sarebbe utile che nella programmazione regionale si dicesse al privato cosa può fare di utile, perché spesso non si sa dove investire le proprie risorse. La programmazione pubblica talora non orienta e finisce per produrre doppioni anziché produrre sinergie”, conclude