Con l’estate che incalza ai camici bianchi la parola ‘vacanza’ più che un sogno, sembra un incubo, perché in ferie non riescono ad andarci.
Quello che accade all’interno di un ospedale, tra pazienti e medici, rischia di ledere la fiducia che ci deve essere tra i due. Da una parte i primi che, tra pensionamenti e fuggi fuggi al privato sono sempre meno, dall’altra gli ammalati che necessitano di cure, per risolvere una malattia o ridare speranza di vita.
In mezzo la sanità che barcolla in fatto di organico, carente. Rendendo le agognate ferie un miraggio, seppure il personale ospedaliero abbia sulle spalle mesi di incalzante lavoro, fatto anche di turni extra, con un monte ore di ferie arretrate e mai godute.
Ma la vacanza dovrebbe essere un sacrosanto diritto per ciascun lavoratore, ospedalieri compresi, per riprendersi da turni massacranti O quanto meno dovrebbe esserlo il riposo, 11 ore tra un turno e l’altro, come dice l’Europa, ma che spesso non viene garantito.
Nella realtà, infatti, le direttive trovano difficile applicazione, con personale medico ed infermieristico che arriva ‘quasi per miracolo’ al fine turno. Troppe poche le loro teste, che corrono da una corsia all’altra in ospedale, per far fronte al sovraccarico di lavoro, accumulando stanchezza che non riescono a smaltire per l’inizio del nuovo turno.
Alle condizioni in cui i nosocomi si trovano, col progressivo invecchiamento del personale o maternità non sostituite, può venire meno la fiducia che un pazienta riversa su quel medico, che dovrebbe seguirlo al meglio delle proprie condizioni lavorative.
Servirebbe quindi la certezza delle ferie, ma i numeri di un personale ridotto non danno garanzia.
Intanto la categoria si spacca in due: tra chi si sobbarca guardie e reperibilità continua anche di quindici giorni di fila, pur di far le valige e non saperne più di diagnosi e visite per un paio di settimane. L’altra fetta invece applica il concetto di ‘riposo profilattico’, che riduca e sgravi il carico orario di lavoro salutando, probabilmente, le ferie estive.
La sanità non può andare in vacanza. E i medici?
Da un lato il diritto dell’ammalato, che non può entrare in conflitto col diritto di medici ed infermieri. I primi in attesa di cure necessarie, gli altri stritolati sempre più da orari di lavoro massacranti, che li rendono vulnerabili a stanchezza ed irritabilità.
In mezzo la sanità, che rischia di finire in rianimazione, collassando sulla carenza di personale.
di Redazione AltovicentinOnline
(foto prese dal web)