a cura di Manuela Boggia

Fino al 40% delle morti improvvise giovanili può avere una causa geneticamente determinata. In meno del 50% dei casi di morte improvvisa, però, viene eseguita una diagnosi autoptica che possa far luce sulle cause dell’evento e fornire informazioni importanti alle famiglie. Sì perché spesso, troppo spesso, i familiari della persona improvvisamente deceduta non sono a conoscenza di malattie sottostanti, non riconosciute, che possono avere un’origine genetica. E senza questa conoscenza non si può fare prevenzione. A queste condizioni aumenta il rischio che, in quella famiglia, possano verificarsi altri casi. In Italia si stima che la morte improvvisa giovanile riguardi 1 caso ogni 100mila, quindi 200 persone l’anno con meno di 44 anni. Ecco allora che l’autopsia e i test genetici sulla persona deceduta diventano fondamentali, lo dicono gli esperti e lo ribadiscono due proposte di legge, una a firma Fratelli d’Italia e l’altra Partito democratico. Di questo si è parlato stamattina, nella sala stampa della Camera dei deputati, in occasione della conferenza stampa promossa dai parlamentari Luciano Ciocchetti (FdI) e Ilenia Malavasi (Pd).

“L’AUTOPSIA SERVE PER DARE UN NOME E COGNOME ALLE MALATTIE”

“Non tutte le morti improvvise giovanili hanno alla base un problema cardiaco. Possono essere dovute a un’emorragia cerebrale, a un problema respiratorio. Nei giovani e negli adolescenti possono includere molte malattie e fino al 40% dei casi può avere una causa geneticamente determinata. L’unico modo per fare una diagnosi è l’autopsia“, spiega Cristina Basso, professore ordinario di Anatomia Patologica, direttore Uoc Patologia Cardiovascolare Università di Padova e responsabile Registro Morte Improvvisa Giovanile Regione Veneto.
“Tra i 10 comandamenti sul tema pronunciati da Lancet Commission per ridurre il fenomeno c’è proprio quello di eseguire le autopsie nei casi di morte improvvisa sotto ai 50 anni di età– continua Basso- è importante dare un nome e un cognome alle malattie perché è importante dare queste informazioni alle famiglie per consentire l’eventuale identificazione precoce di una patologia. Al momento, però, la richiesta di autopsia in Italia è lasciata alla discrezione del medico o dell’autorità giudiziaria, per questo è importante istituire una legge che preveda l’obbligatorietà del riscontro diagnostico anche per le morti improvvise giovanili proprio come già avviene per le cosiddette ‘morti in culla’”.

“È importante eseguire le autopsie standard e quelle molecolari perché queste ultime riescono, con buona percentuale, a dare risposte anche in questi casi di morti improvvise giovanili in cui la causa non risulta evidente. Fare una legge che preveda l’autopsia obbligatoria vuol dire fare prevenzione, è una priorità a livello internazionale”, evidenzia Giuseppe Limongelli, professore associato di Cardiologia, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.

“Speriamo che le proposte di legge siano calendarizzate al più presto- ha detto Ciocchetti- in modo di arrivare a un testo unico con rapidità”.
“Riuscire ad avere una convergenza politica su questo tema è importantissimo- ha evidenziato Malavasi in chiusura- la legge è un investimento salvavita per le famiglie, fa cultura sanitaria, parla di prevenzione e formazione”.

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