“Pura propaganda elettorale a tre giorni dal voto”, “decreto farsa”, “spot malriuscito”: è la stroncatura del fronte degli scettici sulla misura del governo per l’abbattimento delle liste d’attesa nelle aziende sanitarie pubbliche, varata dal Consiglio dei ministri.

Capofila le Regioni, quelle etichettate come “rosse”, ma non solo. Infatti a parlare per primo ed esprimere perplessità per il Dl sulle liste d’attesa è Raffaele Donini, assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna e anche coordinatore della commissione Salute in Conferenza delle Regioni. Per cui annuncia a presentazione, nei prossimi giorni, di richieste di modifiche al provvedimento, “concordate in modo unanime”. Le Regioni “hanno avuto il testo del decreto solo a poche ore dal Cdm- rileva per prima cosa Donini- significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Quindi ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le Regioni”. In sostanza, si tratta di un decreto “ancora privo di coperture finanziarie e molto astratto- sottolinea- Da un lato è evidente la volontà di esautorare le Regioni dalla loro funzione di programmazione sanitaria, questo spiega forse il mancato coinvolgimento delle stesse, con meccanismi di direzione, controllo e ispezione da parte del Governo direttamente nei confronti delle Asl e non delle Regioni”. In questo modo, attacca l’assessore, “si passa dalla retorica dell’autonomia differenziata all’autonomia nell’indifferenziata”.

Capofila le Regioni, quelle etichettate come “rosse”, ma non solo. Infatti a parlare per primo ed esprimere perplessità per il Dl sulle liste d’attesa è Raffaele Donini, assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna e anche coordinatore della commissione Salute in Conferenza delle Regioni. Per cui annuncia a presentazione, nei prossimi giorni, di richieste di modifiche al provvedimento, “concordate in modo unanime”. Le Regioni “hanno avuto il testo del decreto solo a poche ore dal Cdm- rileva per prima cosa Donini- significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Quindi ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le Regioni”. In sostanza, si tratta di un decreto “ancora privo di coperture finanziarie e molto astratto- sottolinea- Da un lato è evidente la volontà di esautorare le Regioni dalla loro funzione di programmazione sanitaria, questo spiega forse il mancato coinvolgimento delle stesse, con meccanismi di direzione, controllo e ispezione da parte del Governo direttamente nei confronti delle Asl e non delle Regioni”. In questo modo, attacca l’assessore, “si passa dalla retorica dell’autonomia differenziata all’autonomia nell’indifferenziata”.

Allo stesso tempo, col decreto sulle liste d’attesa il Governo “spinge ancora l’acceleratore sulla privatizzazione della sanità- punta il dito Donini- sia favorendo l’attività libero professionale dei medici a scapito di un potenziamento del sistema sanitario pubblico, sia alzando il tetto di spesa per il privato accreditato, senza prima assicurare un adeguato finanziamento al sistema pubblico”. L’assessore sottolinea poi come “molte previsioni organizzative del decreto sono già presenti in alcune Regioni, fra cui l’Emilia-Romagna, alla luce della delibera di Giunta sulle liste di attesa dell’aprile scorso. Basti pensare all’impossibilità di tollerare liste chiuse o alla presa in carico obbligatoria della prenotazione o al recall per l’effettuazione della visita con annessa penalità per chi non si presenti”. Infine, conclude Donini, “ben venga l’intelligenza artificiale per lavorare sull’appropriatezza delle richieste di visite ed esami come già in Emilia-Romagna si sta studiando”.

Dalla Toscana, è l’assessore regionale alla Sanità, Simone Bezzini, a commentare il provvedimento presentato dal ministro Schillaci: “Il decreto sulle liste d’attesa è uno spot elettorale mal riuscito- stigmatizza- Si tratta di un atto in gran parte ridondante che non tiene conto degli strumenti già esistenti, un provvedimento privo delle innovazioni organizzative e di strategie per promuovere l’appropriatezza che sarebbero veramente necessarie per contenere il fenomeno delle liste d’attesa. Tutto ciò è ben evidenziato nelle diciotto pagine di rilievi critici sollevati dai tecnici delle Regioni”. E ancora, “la cosa più grave- prosegue l’assessore- è che non prevede fondi aggiuntivi. Una scelta che conferma la volontà del governo di andare verso la privatizzazione del sistema sanitario. Anche la revisione dei tetti di spesa per il personale, senza il relativo aumento di risorse, è uno specchietto per le allodole”.

BONACCINI (PD): “SCHILLACI TRA I PEGGIORI MINISTRI DI SEMPRE”

“E’ incredibile che si faccia a tre giorni dal voto un decreto per abbattere le liste d’attesa senza che ci sia copertura finanziaria. E’ pura propaganda elettorale”. Rincara la dose Stefano Bonaccini, all’indomani del decreto per abbattere le liste d’attesa. I fondi indicati dal ministro Orazio Schillaci per realizzare il provvedimento “non bastano minimamente”, rileva nella duplice veste di governatore dell’Emilia-Romagna e presidente del Pd. Non solo: “Questo ministro, che è certamente una persona perbene, io lo considero uno dei peggiori ministri che il paese abbia avuto sulla sanità pubblica- aggiunge, attaccando Orazio Schillaci, ministro della Sanità, ospite di Skytg24– perché continua a denunciare ciò che non va ma non è in grado di fare nulla per risolvere”. Infine, “Chiedete ai miei colleghi di centrodestra cosa pensano davvero di quel provvedimento- manda a dire Bonaccini- Se hanno il coraggio di dire quello che ci diciamo in privato direbbero che non è stato discusso nel merito con le Regioni e che non ha copertura finanziaria”.

Sempre dal Pd, Annamaria Furlan, componente della commissione Sanità, boccia il decreto sulle liste di attesa, definendolo “una farsa a tre giorni dalle elezioni”. Il decreto è “una serie di annunci che rimarranno solo sulla carta. Senza risorse concrete per assumere personale sanitario non si risolve il problema delle liste di attesa”. E ancora, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Dem, candidato per il Pd alle prossime elezioni europee ritiene “ridicolo” che il Governo Meloni approvi un decreto legge per l’abbattimento delle liste d’attesa nelle strutture sanitarie: “La Premier Giorgia Meloni e i suoi ministri si sono accorti solo adesso di quanto siano cresciute a dismisura le liste d’attesa negli ultimi due anni? Adesso si rendono conto di aver definanziato il Sistema Sanitario Nazionale?”.

BOSCHI E RENZI (IV): “DECRETINO CHE NON CAMBIA NIENTE, I SOLDI NON CI SONO”

Pollice verso anche da Italia Viva. “Dopo due anni di governo e a tre giorni dalle elezioni la Meloni ha scoperto che ci sono le liste d’attesa. E ha fatto il solito decreto-decretino, in cui promette tutto e non cambia nulla”, manda a dire Matteo Renzi. Piuttosto, il leader Iv propone al governo di cancellare “la follia dei centri migranti in Albania” e di “dare quei soldi alla sanità”. Sulla stessa linea Maria Elena Boschi che su X scrive: “Sulla sanità Meloni ha scoperto l’acqua calda: ci si può già rivolgere al privato convenzionato per saltare le liste d’attesa. Il problema è che servono soldi perché funzioni. E nel decreto Meloni soldi non ci sono, ma si sprecano 850 milioni per finti centri in Albania”. Parla poi Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva: “Anche su un tema delicato come quello della sanità Giorgia Meloni, tanto per cambiare, ha deciso di prendere in giro in nostri concittadini”

M5S: “SULLE LISTE D’ATTESA IL GOVERNO FA PROPAGANDA SQUALLIDA”

“La propaganda del governo Meloni sulla sanità, e in particolare sulle liste d’attesa, è squallida. La si sta facendo su un qualcosa che crea disperazione e dolore”, a dirlo è Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Un conto sono le baggianate sul “Mattarella si deve dimettere” o sulla decima Mas- prosegue rincarando la dose- altro è calpestare la decenza annunciando interventi sul mondo sanitario che sono in sostanza vuoti e senza un euro di investimenti. A leggere le dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza c’è da provare vergogna per loro”. Mentre Mariolina Castellone, Senatrice del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali e Vicepresidente del Senato, il decreto del governo sulle liste d’attesa è “il solito gioco delle tre carte: non avendo il coraggio di reperire le risorse lì dove ci sono, le misure necessarie vengono inserite in un disegno di legge, che chissà quando vedrà la luce”. Quello che resta nel decreto è “ben poco e a costo zero- va avanti la senatrice- la riduzione delle liste d’attesa è solo nel titolo”. Perchè “qualsiasi decreto per ridurre le liste d’attesa che non preveda l’assunzione di personale è pura propaganda”, conclude. Infine, “hanno scritto il decreto, poi si sono dimenticati di metterci i soldi. Un piccolissimo dettaglio che rende inefficace ed anche un po’ ridicolo questo decreto”, incalza il senatore Luca Pirondini del Movimento 5 Stelle, ad Agorà Rai Tre.

Chiude il cerchio degli scettici sul Decreto Liste d’attesa la Cgil: per la segretaria confederale Daniela Barbaresi infatti “l’atteso intervento sulle liste d’attesa per le prestazioni sanitarie da grande spot elettorale si trasformerà in grande flop per persone e personale. Il governo ha partorito un topolino”.

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