Come incrementare il numero di pazienti che tengono la pressione sotto controllo? Se n’e’ parlato ad un simposio dedicato alle evidenze cliniche di una nuova classe di farmaci, gli inibitori diretti della renina. L’incontro, tenuto da Massimo Volpe, Presidente SIIA (Societa’ Italiana dell’Ipertensione Arteriosa), Direttore della Cattedra di Cardiologia della II Facolta’ di Medicina dell’Universita’ di Roma, e’ avvenuto nell’ambito del congresso SIIA, uno degli appuntamenti nazionali piu’ importanti per chi si occupa di ipertensione e un’occasione preziosa per fare il punto sullo stato dell’arte delle terapie e sulla loro efficacia.
Sono circa 15 milioni gli italiani che soffrono di ipertensione arteriosa, non di rado senza saperlo, poiche’ si tratta di una condizione spesso asintomatica. Eppure, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’, la pressione ‘alta’ e’ la prima causa di morte al mondo, con circa il 13% dei decessi a livello globale imputabili ad essa.
Chi e’ iperteso ha infatti piu’ probabilita’ di incorrere in gravi eventi cardiovascolari, come infarto o ictus. Ed e’ stato ormai accertato come la riduzione dei valori pressori entro i limiti raccomandati dalle linee guida (PA<140/90 mmHg nella popolazione generale e PA<130/80 mmHg, nei pazienti ad elevato rischio cardiovascolare) riduca notevolmente l’eventualita’ di queste complicanze.
Nonostante cio’, dagli studi clinici condotti in Italia emerge che appena il 30% dei pazienti in trattamento antipertensivo riesce a raggiungere un efficace controllo dei valori pressori.
L’obiettivo lanciato proprio in questi giorni dalla SIIA e’ di innalzare la percentuale, entro i prossimi quattro anni, fino a quota 70%. Per raggiungerlo, gli specialisti puntano a un modello di intervento multidimensionale, che si basi su un maggiore coinvolgimento dei pazienti, attraverso un programma di controlli piu’ puntuale e l’impiego di terapie ad hoc, modulate in funzione delle diverse tipologie di ipertesi.
L’offerta terapeutica a disposizione e’ ampia, qualificata e anche ‘sostenibile’: gran parte dei farmaci appartenenti a classi di antipertensivi collaudate da anni di esperienza e utilizzo sono infatti oggi disponibili in versione generica.
Tuttavia, per raggiungere l’obiettivo 70% puo’ essere determinante il contributo dei farmaci piu’ innovativi.
Sono incoraggianti, a questo proposito, i risultati presentati oggi al simposio: si tratta di un’analisi dei primi sei mesi di un’esperienza nella pratica clinica quotidiana, condotta a livello nazionale su un ampio numero di pazienti che, nonostante l’assunzione di una terapia antipertensiva, non riuscivano a mantenere la pressione sotto controllo.
”Su oltre 11.000 pazienti – commenta Volpe, primo autore dello studio – l’aggiunta di una terapia innovativa, un inibitore diretto della renina, ha determinato un’efficace riduzione dei valori pressori, consentendo di raggiungere i valori raccomandati in una percentuale di pazienti piu’ ampia rispetto a quella ottenuta con i soli trattamenti standard”.
”Questo risultato – conclude – si e’ affiancato ad una significativa diminuzione degli altri farmaci antipertensivi, semplificando lo schema terapeutico e suggerendo cosi’ anche ricadute interessanti in un’ottica di contenimento della spesa sanitaria”.