Far raccontare le favole della buona notte ai propri figli da Alexa, l’assistente personale intelligente sviluppato da Amazon. Sembra essere questo il nuovo trend che dalla Gran Bretagna sta pian piano conquistando terreno anche in Italia. Un trend che lascia ‘perplesso’ Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO). “Una favola è sempre una favola, a prescindere da chi la racconta? Non è proprio così- dice Castelbianco- la condivisione e l’empatia sono una cosa diversa dalla prestazione, in questo caso robotica. Raccontare al proprio figlio una favola, magari dopo esser stati fuori casa per l’intera giornata- sottolinea lo psicoterapeuta- è un modo per dire al bambino: ora sono tornato, ti sto accanto, ti racconto una cosa bella, te la racconto con la mia voce. E’ un momento di condivisione e al bambino quella voce, che sia della mamma o del papà, resta nelle orecchie come memoria”. Anche raccontare una favola è dunque “un momento di accudimento- spiega Castelbianco- perché in un atto così semplice ci sono dentro moltissime cose e sono abbastanza sbalordito- dice- che qualcuno pensi che se non si ha tempo di farlo, la soluzione sia Alexa”.
Quando ad esempio “si offre il cellulare ai bambini per evitare che facciano i ‘capricci’, si delega alla tecnologia la risoluzione del problema e così facendo si delega anche il rapporto con i propri figli. Quando un bambino fa i capricci- dice lo psicoterapeuta- in parte è perché è in un momento del suo percorso di crescita, in parte perché sta esprimendo una difficoltà”.