Creare un modello organizzativo sanitario che, da un lato, badi alla parte dei costi che la distribuzione dei farmaci comporta e, dall’altra, badi al bisogno del paziente: è su queste due necessità che attorno al secondo tavolo di lavoro intitolato “INNOVAZIONE FARMACEUTICA CHE SPINGE ALLA INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA. NUOVI MODELLI DI DISTRIBUZIONE DELLE TERAPIE” organizzato da Motore Sanità, a Padova, si sono raccolte le idee per sviluppare il percorso ideale di distribuzione del farmaco per il malato cronico.
Il tavolo di lavoro (il quarto, conclusivo, è in programma il 10 maggio) ha visto la partecipazione dei principali attori del sistema sanitario – il medico di famiglia, il farmacista ospedaliero, il farmacista territoriale, le associazioni di pazienti, economisti e direttori sanitari. Alla domanda: come può avvenire la distribuzione di un farmaco che, da una parte, agevoli il paziente e risponda concretamente ai suoi bisogni legati alla sua patologia e, dall’altra, mantenga i budget regionali? Gli esperti non hanno dubbi: “E’ opportuno, partendo dai bisogni raccolti, generare idee su nuovi efficaci modelli organizzativi considerando le opportunità delle risorse del PNRR, le possibili tecnologie di semplificazione, quello che manca e che serve potenziare e giungere ad un accordo sui modelli da standardizzare”.
Per arrivare ad un modello organizzativo sanitario efficace ed efficiente della distribuzione del farmaco per il malato cronico, ci sono ostacoli da superare sul piano delle risorse tecnologiche informative (per es.: insufficiente funzione ICT, difficoltà di monitoraggio, mancanza trend dei nuovi farmaci), sul piano delle risorse normative amministrative (per es: rapporti inter-regionali non definiti, regole omogenee più stringenti, perfezionare la modulistica di percorso); sul piano del personale (carenza di farmacisti e di medici di medicina generale, maggiore coordinamento, formazione, soddisfazione lavorativa da migliorare) e sul piano dell’organizzazione (per es.: obiettivi per silos divergenti, non riconoscimento del valore di ciò che è fatto, maggiore semplificazione e flessibilità, troppa disomogeneità). Ulteriore passo: tenere conto dell’analisi di sostenibilità, dei costi rispetto ai modelli precedenti, delle opportunità generate dal nuovo modello dal punto di vista clinico ed organizzativo.
Le principali criticità che rendono il percorso di distribuzione del farmaco un percorso ad ostacoli per il paziente cronico sono state evidenziate da Silvia Tonolo, Presidente ANMAR – Associazione nazionale malati reumatici hi. “In primis bisogna considerare le liste di attesa, poi c’è il problema dell‘accesso alla cura legato al problema della differenziazione, nella stessa Regione, di ritirare il farmaco con un piano prescrittore, attualmente cartaceo, che crea problematiche non da poco, e questo comporta una amplificazione dei costi (costi sociali) per il paziente e anche il problema dell’aderenza terapeutica. Quindi è fondamentale l’immediata semplificazione di una prescrizione che avvenga all’interno del fascicolo sanitario elettronico, che deve essere potenziato, perché in questo modo c’è la condivisione dei dati del paziente tra tutti gli attori del sistema, dalle istituzioni al paziente, passando per lo specialista, il medico di medicina generale, la farmacia dell’ospedale e la farmacia del territorio. Se questo modello organizzativo sanitario fosse messo in piedi molto probabilmente avremmo una regione sostenibile, dove l’istituzione ha sotto controllo i costi, dove il prescrittore può condividere i dati del paziente e il medico di medicina generale, in previsione della Casa di comunità, potrebbe tranquillamente gestire la cronicità nel territorio evitando così i costi sociali e dando la possibilità alle nuove diagnosi di avere un accesso immediato in ospedale. I cittadini hanno il bisogno legato alla malattia, mentre la regione ha il bisogno di restringere i costi. Convergendo le due problematiche riusciremo a trovare un modello organizzativo sanitario appropriato”.
“Rispetto al paziente cronico c’è la necessità urgente di riorganizzare la filiera di distribuzione del farmaco rendendo molto più fluido e più semplice il processo – ha aggiunto Ketty Projic Mezzoli, Dirigente Medico UOC delle Cure Primarie dell’Azienda ULSS 5 Polesana Distretto N° 1 -. Insomma la distribuzione del farmaco rispetto alla cronicità dovrebbe essere immediata, più fluida e non ostacolata da percorsi già noti o conosciuti. Il paziente chiede di essere informato e nel momento in cui il paziente viene informato sul farmaco di cui ha bisogno, la fornitura deve essere lineare. Le farmacie di comunità possono fare da connettore per fornire al paziente le giuste informazioni, che dovrebbero essere standardizzate e condivide”.
“Il Friuli Venezia Giulia dopo 8 anni dall’avvio della DPC è in fase di rinnovo dell’accordo quadro regionale con l’obiettivo di ampliare l’elenco dei farmaci gestiti nonché la selezione di servizi erogati ai cittadini, pur rispettando la sostenibilità del sistema sanitario – ha spiegato Laura Mattioni, Direttore SOC Farmacia Centrale ARCS (Azienda Regionale di Coordinamento della Salute), Udine -. Per agevolare la distribuzione nelle farmacie sono attivi già da qualche anno i ministock dei farmaci a maggiore indice di rotazione al fine di favorire l’accesso rapido ai cittadini, evitando il ritorno in farmacia per il ritiro del farmaco. In regione stiamo anche valutando la possibilità di realizzare la consegna home delivery almeno per persone molto anziane o con disabilità”.
“In questo secondo tavolo di lavoro stiamo valutando come poter affrontare la situazione della programmazione, della budgetizzazione e della distribuzione dei farmaci a pazienti che vengono da centri vicini, sia sul piano della sostenibilità che dal punto di vista dei servizi al cittadino” ha spiegato Valentino Bertasi, Direttore UOC Farmacia Ospedaliera, Distretto 4 Ovest Veronese ULSS 9 Scaligera, che ha ricordato che l’attenzione è anche rivolta ai dispositivi medici per la cronicità (microinfusori, materiale protesico, supporto per la nutrizione artificiale domiciliare) -. Bisogna portare il sistema a conoscere tutto il percorso in funzione degli aspetti che hanno un’incidenza molto forte sia sul piano del servizio ai cittadini, sia su quello della informazione che sul piano del controllo della spesa e della budgetizzazione”.