Ad alta quota, sopra i 2.500 metri, la pressione arteriosa può salire in modo significativo, iniziandosi a modificare già ad altitudini attorno ai 1.800-2mila metri. A dimostrarlo recenti studi dell’Istituto Auxologico italiano e dell’università di Milano-Bicocca. “Questo aumento della pressione può essere sperimentato sia da persone sane, che da chi già soffre di ipertensione arteriosa”, avverte l’Auxologico. Proprio alla luce di queste evidenze scientifiche e per sensibilizzare gli amanti della montagna sugli effetti collaterali dell’ascesa in quota, e sull’importanza di mantenere la pressione controllata a tutela della salute cardiovascolare, torna la campagna ‘La pressione arteriosa in montagna‘. L’iniziativa è promossa dal Club alpino italiano (Cai), dalla Società italiana dell’ipertensione arteriosa (Siia) e dalla Società italiana di medicina di montagna (Simem), con il sostegno organizzativo dell’Istituto Auxologico italiano di Milano e di UniMiB. L’iniziativa coinvolgerà 50 rifugi alpini e appenninici del Cai in 14 regioni
Un killer silenzioso
Secondo il ministero delle Salute, si stima che a soffrire di ipertensione arteriosa sia circa il 18% degli italiani, con una prevalenza che cresce progressivamente all’aumentare dell’età fino a superare il 50% dopo i 74 anni. Va poi aggiunta un’ampia quota di sommerso, perché ancora troppi ipertesi non sanno di esserlo. Non a caso l’ipertensione viene chiamata “‘il killer silenzioso’ per la sua asintomaticità”, ricordano gli esperti dell’Auxologico. È “ancora oggi il principale fattore di rischio per malattie cardiovascolari e morte in tutto il mondo”, quindi “per prevenire eventi cardiaci e cerebrali spesso fatali o invalidanti occorre prestare maggiore attenzione al comportamento della pressione arteriosa in diverse condizioni della nostra vita quotidiana”. Anche in vacanza, specie sui monti.
Gli obiettivi della Campagna
La campagna di sensibilizzazione e prevenzione ‘La pressione arteriosa in montagna’, spiegano dall’Auxologico, si propone dunque di “promuovere nelle numerose persone con o senza problemi cardiovascolari che, soprattutto in estate, salgono in montagna la consapevolezza sulle reazioni dell’apparato cardiovascolare a quote moderate e alte”. Ma l’obiettivo è anche “effettuare una semplice, ma importante raccolta di dati per la ricerca scientifica sul comportamento della pressione arteriosa in montagna e sul profilo individuale di rischio cardiovascolare tra gli escursionisti”. A questo scopo, nei rifugi aderenti all’iniziativa “sono state individuate postazioni dove gli escursionisti potranno ricevere informazioni sul rapporto tra pressione arteriosa e montagna, misurare pressione arteriosa, frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno nel sangue, e compilare un breve questionario. Non solo contribuendo alla ricerca scientifica (in modo anonimo), ma anche verificando in modo semplice e rapido la propria situazione cardiovascolare e la propria reazione alla esposizione a quote moderate o alte”.
Frequentare i territori montani in ragionevole sicurezza
“I frequentatori della montagna durante l’estate sono in costante crescita da diversi anni – osserva la vicepresidente generale del Cai, Laura Colombo -. Questa giornata assume dunque un’importanza crescente, edizione dopo edizione, per diffondere la consapevolezza sulle reazioni dell’apparato cardiovascolare alle quote moderate e alte, e per promuovere di conseguenza la frequentazione dei territori montani in ragionevole sicurezza”. D’Angelo evidenzia che “le informazioni raccolte in questa occasione costituiscono un’esclusiva in questo settore, visto l’elevato numero degli aderenti registrato negli anni scorsi. Con questa giornata – conclude -, il Cai intende mandare a tutti i frequentatori della montagna un importante messaggio sull’importanza della tutela della propria salute e della prevenzione”.
Fonte Quotidiano Sanità