Il Veneto mette le mani al portafogli e adotta una nuova soluzione per porre un freno alle fughe dei medici e per invogliarli a rimanere nel settore pubblico e partecipare ai concorsi. Sarà utilizzata ‘la cassa’: 130 milioni di euro, accumulati grazie “ad una buona ed oculata gestione del danaro e alla eliminazione degli sprechi” da parte dell’Azienda Zero, che gestisce la Sanità veneta.
Un anticipo di quello che dovrebbe arrivare con l’autonomia insomma, un chiaro segnale per far capire al resto del paese che il Veneto sa arrangiarsi con le sue braccia, senza aspettare Roma. Il giorno dopo aver definito “lazzaroni” e “mele marce” quei medici che incolpano la Regione per la carenza di organico negli ospedali, il governatore ha deciso di lanciare un segnale chiaro. Troppi i concorsi che vanno deserti (3 candidati su 80 posti per il Pronto Soccorso ad esempio), elevato lo stress e pesanti i ritmi di lavoro a cui è sottoposto il personale sanitario. Ma soprattutto, una grande differenza di stipendio che finisce per privilegiare le carriere nel settore medico privato, dove gli interventi sono programmati e non ci sono casi di emergenza che ‘scombussolano’ gli orari, o spinge i giovani ad andare all’estero. E dopo la scelta di utilizzare cooperative private in alcuni reparti o quella di richiamare medici in pensione per sopperire alla mancanza di professionisti in regolare servizio, ora la giunta di Zaia punta dritto al cuore del problema: i soldi.
E con la Sanità, un tempo definita ‘eccellenza’ e oggi fortemente in crisi, sempre sotto i riflettori a causa della carenza di organico e le troppe lamentele dei cittadini, il governatore si dichiara soddisfatto della nuova strategia: “In Veneto oggi mancano 1.380 medici. Una soluzione andava trovata, questa è la nostra”.
A.B.