(ITALPRESS) – Si stima che circa 8,5 milioni di persone in Italia abbiano sofferto almeno una volta nella vita di disturbi d’ansia, la patologia psichiatrica più comune nel nostro Paese. Molto comuni anche disturbi di panico che colpiscono tra i 750.000
e i 2,5 milioni di persone, con una prevalenza maggiore tra le donne. Il legame tra ansia e attacchi di panico e stretto: l’ansia può manifestarsi come una preoccupazione costante e generalizzata, mentre gli attacchi di panico rappresentano picchi acuti di ansia.
Le cause degli attacchi di panico sono molteplici e possono includere predisposizione genetica, squilibri neurochimici e eventi traumatici, stress prolungato e particolari tratti di
personalità. L’ansia “è uno stato d’animo che esprime il meccanismo di difesa della mente contro i pericoli, quindi è importantissimo: se ce l’ho, so quello che devo fare e come stare in guardia; se non ce l’ho, mi affido un po’ troppo e rischio di essere in difficoltà”, ha detto Giampaolo Perna, professore ordinario di psichiatria all’Humanitas University e direttore del Mental Health Center del gruppo Humanitas, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.

Dal punto di vista farmacologico, “non si stanno studiando diverse molecole: quello che è cambiato è l’approccio, adesso sappiamo che non è vero che un farmaco vale l’altro. Il secondo aspetto importante è la capacità di ricordarci che non esiste solo la
diagnosi centrale, ma bisogna inserire una persona”. Conta anche lo stile di vita: “ci sono prove che secondo cui l’attività fisica, oltre a far bene a tutto, è specifica” per aiutare a
risolvere “problemi di ansia e attacchi di panico. Non solo ci rinforza come capacità di controllarci ma rinforza il sistema cardiovascolare che è centrale in alcuni disturbi”. Pratiche come meditazione e rilassamento “non sono curative”. Chi sta accanto alle persone che soffrono di questi disturbi “deve sapere che sono disturbi veri e propri, sono malattie come tutte le altre, quindi non chiedere alla persona di risolvere con la buona volontà. Spesso le cure ci impiegano un attimo a funzionare, la raccomandazione non dire frase stupide come ‘mettici la buona volontà, rilassati, non ti stressare’ perché queste non solo non aiutano, ma possono essere offensive”. L’intelligenza artificiale potrebbe cambiare la psichiatria nei prossimi anni, “potrebbe essere un grande strumento se utilizzato bene dai clinici, non per essere sostituiti”.

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