“E’ preoccupante l’aumento che si è verificato, secondo degli studi del Ministero, dal 2019 a oggi. Le varie forme di disturbo della nutrizione dal 2019 sono aumentate del 40% e interessano una fascia sempre minore d’età. Abbiamo visto addirittura anche bambine di 9 o 10 anni che hanno forme di anoressia compatibili con quella degli adolescenti. In particolare, sono colpiti i ragazzi della fascia tra i 14 e i 18 anni con un progressivo abbassamento dell’età di esordio”. Lo ha detto Simona Siani, neuropsichiatra e direttore sanitario del Centro ABA, l’Associazione Bulimia e Anoressia, intervistata da Claudio Brachino per l’agenzia Italpress.
Siani ha fatto il punto sui recenti dati relativi ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto lilla, dedicata proprio a questi disturbi.
“Nel post-Covid, in particolare nel 2021, vi è stato un aumento del disagio, non solo dei disturbi della nutrizione ma del disagio in generale”, ha spiegato Siani. “Questo è legato – ha continuato – anche al fatto che la scuola riprendeva in parte in presenza. Avere iniziato il liceo chiusi in casa, aver ricominciato ed essere poi parzialmente chiusi ha creato un disagio relazionale importante. Nel mio piccolo osservatorio ho riscontrato un aumento del disagio in quella fascia d’età. Un altro aspetto che confrontandomi con i colleghi abbiamo verificato – ha proseguito – è che la forma di anoressia restrittiva diventa un sintomo di qualcos’altro. Ci sono forme meno pure di disturbo del comportamento alimentare che fanno parte di un disagio più globale che colpisce quella fascia d’età. Ci sono ragazzini che cominciano con autolesionismo e attacchi di panico e che poi sviluppano un disturbo del comportamento alimentare”.
Quali sono i segnali che devono allarmare?
“Capita per chi si occupa di disturbi alimentari – ha spiegato Siani – di vedere per la prima volta pazienti che magari già da un anno hanno sviluppato un disturbo”. Quando la dieta di una ragazzina “si trasforma in pensare per la maggior parte del tempo a ‘cosa mangiò e ‘cosa non devo mangiarè o diventa un ossessivo conteggio e consumo di calorie, questo deve mettere in allarme. Non è il nutrizionista la prima figura: bisogna rivolgersi a un centro tra quelli accreditati o a un neuropsichiatra o uno psicologo. E’ importante che la presa in carico di questi pazienti sia multidisciplinare con più figure professionali disposte a collaborare tra loro”.
In generale, per Siani “bisogna implementare la possibilità di presa in carico nel sistema sanitario e implementare la formazione. E’ difficilissimo – ha aggiunto – ricoverare queste pazienti perchè c’è solo qualche centro. Inoltre, un’altra difficoltà è quella dei pazienti che sono maggiorenni ma hanno solo 18, 19 o 20 anni e che a volte finiscono nelle psichiatrie” per adulti.
L’angoscia della performance e della perfezione fa la sua parte nello sviluppo di tali disturbi. “Il disturbo del comportamento alimentare – ha spiegato – interessa trasversalmente tutte le fasce sociali ed è molto legato al modello della perfezione: bisogna avere successo ed essere belli e magri. La diffusione attraverso i social continua: tutti sembrano belli, magri e di successo e questo – ha concluso – ha sicuramente il suo peso su una ragazzina insicura con una serie di problematiche a monte”.