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Aggressioni a personale della sanità pubblica, se ne verificano di più al Nord Italia

Negli ultimi anni si è registrato un drammatico aumento degli episodi di violenza e aggressione nei confronti dei professionisti sanitari e sociosanitari, un fenomeno che non solo minaccia la sicurezza degli operatori, ma compromette anche la qualità del servizio sanitario offerto ai cittadini. Di questo si è parlato all’evento a Milano “Violenza sugli operatori sanitari. Un bollettino di guerra”, organizzato da ONSIP, Organismo Nazionale Professionisti Sicurezza & Privacy, dal Consiglio Regionale Lombardia e in collaborazione con il sindacato UGL Salute.

Nel 2024, in Italia, sono stati registrati 25.940 episodi di aggressioni contro il personale sanitario, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente. Questi dati allarmanti, raccolti da AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, evidenziano una situazione critica che richiede interventi urgenti e strutturali per garantire la sicurezza e la dignità di chi opera in prima linea nel nostro sistema sanitario.

Più episodi di violenza nel Nord Italia

Secondo le rilevazioni, la maggior parte degli episodi di violenza si concentra nel Nord Italia, dove si verifica il 63% dei casi totali, seguito dal Sud (26%) e dal Centro (11%). Regioni come Lombardia (+25%), Campania (+22%), Puglia (+20%), Lazio (+19%) e Sicilia (+18%) risultano le più colpite con incrementi percentuali significativi, ma la piaga delle violenze si fa sentire anche in Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Calabria.

73% degli aggrediti sono donne

Tra le vittime, spicca un dato che fa riflettere: il 73% degli aggrediti sono donne, con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite. Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario.

Le cause

Le cause alla base di questa escalation di violenza sono molteplici: sovraffollamento dei Pronto Soccorso, liste d’attesa interminabili e una cronica carenza di personale, nonché una sanità territoriale sempre più debole che non riesce a snellire i carichi degli ospedali. La frustrazione dei cittadini, esasperati dai ritardi e dalla difficoltà di accesso ai servizi, si riversa spesso in atti di violenza contro gli operatori sanitari, che vivono ormai quotidianamente situazioni di pericolo e insicurezza.

I numeri delle violenze contro medici e infermieri sono in preoccupante aumento ormai da qualche anno”, ha sottolineato Federico Romani, Presidente del Consiglio Regionale Lombardia. “Per questo dobbiamo lavorare per contrastare e prevenire questi fenomeni – ha aggiunto – i lavoratori degli Ospedali e dei Pronto Soccorso devono operare in modo più sicuro e i pazienti ricevere le cure necessarie. Senza temere, gli uni e gli altri, violenze o aggressioni che pregiudicano la fiducia e la collaborazione tra operatore sanitario e paziente. Fattori indispensabili in ogni percorso di cura. Gli episodi di violenza non possono e non devono essere tollerati”.

Guido Bertolaso, Assessore al Welfare della Regione Lombardia, ha dichiarato: “Come Regione Lombardia stiamo lavorando in sinergia per affrontare questo fenomeno. Il Pronto Soccorso è il luogo dove si manifestano tali aggressioni. Stiamo lavorando, pertanto, sulla prevenzione riducendo le liste d’attesa e intervenendo sul territorio per eliminare le inefficienze a tutela degli avamposti sanitari che si trovano nelle realtà più periferiche. Occorre, al contempo, migliorare le strumentazioni e le attrezzature esistenti, permettendo al nostro personale di lavorare nelle condizioni migliori“.

Romano La Russa, Assessore alla Sicurezza e Protezione Civile della Regione Lombardia ha affermato: “Siamo di fronte a una situazione particolarmente grave e quotidiana, che abbraccia tutta la nostra Penisola e soprattutto la Lombardia. Bisogna porre rimedio e chiedersi come mai questo fenomeno sta avendo un’espansione così grande. Per fortuna, da qualche tempo, c’è una diversa volontà politica che sta portando a norme più severe e a incrementare la sorveglianza a garanzia dell’incolumità degli operatori sanitari che rischiano la vita”.

Per Paolo Capone, Segretario Generale UGL: “Occorre interrogarsi sul perché sempre più spesso vengono colpite categorie che svolgono attività a beneficio della comunità. Gli ospedali, e soprattutto i Pronto Soccorso, ma in generale tutte le strutture dove lavorano medici, infermieri e operatori sociosanitari sono, purtroppo, diventati teatro di violenze da parte degli stessi pazienti e dei loro familiari. Un bollettino di guerra drammatico, che deve essere assolutamente arginato. Le misure messe in campo dal Governo stanno dando risultati importanti, occorre continuare su questa strada, attuando interventi mirati alle singole realtà territoriali. Bisogna poi coinvolgere attivamente anche i dirigenti delle strutture, in una battaglia che deve garantire ai lavoratori la massima sicurezza personale. Oltre agli operatori sanitari, entrati nel mirino di una intolleranza che spesso diventa violenza, anche le forze dell’ordine sono bersaglio, negli ultimi mesi, di attacchi spesso violenti. Temo che questi episodi siano le avanguardie di uno scollamento all’interno della società ma direi, più propriamente, della comunità. Infine, sul fronte sanitario va resa più efficiente la medicina di prossimità che potrebbe alleggerire nei Pronto Soccorso il flusso di persone”.

Paolo Colitti, Presidente TNV, ha affermato: “La violenza sugli operatori sanitari è costante e il Governo è giustamente intervenuto per cercare di contenere questo drammatico fenomeno. Una triste realtà, in aumento anche a livello europeo. A incidere, in modo particolare, è la cronica carenza di professionisti in un settore che, invece, avrebbe bisogno di maggiore attenzione, disponibilità di risorse economiche e un costante aggiornamento formativo. Servono, con urgenza, controllo della certezza dei dati riguardanti il contesto, che ad oggi mancano e azioni ispettive specifiche e più capillari sull’intero territorio, da intensificare soprattutto nei Pronto Soccorso e nelle aree di degenza”.

Mario Mantovani, Eurodeputato, Vice presidente Commissione Giuridica, ha detto: “Il problema non è soltanto italiano ma europeo, tuttavia i numeri italiani spaventano particolarmente. Il tema riguarda la sensibilizzazione dei cittadini, ma emerge anche un disagio diffuso che richiede una riorganizzazione a livello sanitario per proteggere gli operatori sanitari”.

Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, ha dichiarato: “Con l’aumento delle pene, la procedibilità d’ufficio, l’arresto obbligatorio in flagranza e, al contempo, l’introduzione della flagranza differita sono state introdotte norme più severe contro chi aggredisce gli operatori sanitari sanando una situazione di impunità che si protraeva da tempo. Grazie alle numerose iniziative di prevenzione stiamo affrontando questo fenomeno con l’obiettivo di rafforzare le tutele per chi opera per salvaguardare la salute collettiva”.

Per Christian Garavaglia, Presidente Gruppo Fratelli d’Italia, componente Commissione Sanità, della Regione Lombardia, ha osservato: “Assistiamo quotidianamente a continue aggressioni agli operatori sanitari. Il tema è molto attuale per cui riteniamo che parlarne e offrire soluzioni sia un contributo importante. Occorre intervenire su prevenzione e nuove normative. Siamo consapevoli che servono interventi incisivi anche sotto il profilo della prevenzione, rafforzando le norme a tutela degli operatori sanitari”.

Giulio Gallera, Presidente Commissione speciale PNRR, Commissione Sanità, della Regione Lombardia, ha dichiarato: “La mancanza di organico nelle strutture ospedaliere è certamente un problema. Un aspetto centrale riguarda il sovraccarico dei Pronto Soccorso. È fondamentale, dunque, investire sulla medicina territoriale diffusa per decongestionare i Pronto Soccorso. I codici bianchi devono avere un loro ambulatorio e, al tal fine, dobbiamo formare adeguatamente il personale“.

Secondo Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale UGL Salute: “Il nostro sindacato ha intercettato da molto tempo le preoccupazioni degli operatori sanitari per l’aumento costante degli atti di violenza nei loro confronti. La fotografia che emerge dai dati AMSI, UMEM e del Movimento Internazionale Uniti per Unire è allarmante. Le aggressioni crescono del 33% e il Nord Italia risulta l’area più colpita, con il 63% degli episodi di violenza. Con il decreto Antiviolenza del 2024, il Governo ha recepito alcune nostre richieste inasprendo le misure repressive a partire dall’introduzione dell’arresto anche in differita. Urgono, tuttavia, maggiori interventi sul lato della prevenzione. Nella fattispecie occorre investire sulla formazione del personale nella gestione delle situazioni di conflitto, sulla diffusione di buone prassi nel campo della sicurezza e su tutte quelle misure finalizzate a ridurre i fattori di rischio negli ambienti sanitari”.

Per Paolo Provino, Presidente Ente Nazionale Bilaterale Italiano – Enbital e Presidente del Comitato di Garanzia e Controllo ONSIP: “La cultura della sicurezza deve diventare un punto fermo della nostra quotidianità, occorrono nuove regole e un sistema ispettivo più efficace. Le aggressioni al personale sanitario e sociosanitario sono intollerabili, è urgente creare le migliori condizioni di lavoro a chi opera a diretto contatto con i pazienti. Bisogna intervenire anche sotto il profilo della formazione professionale, per dare agli operatori sanitari gli strumenti necessari per affrontare al meglio e con i minimi rischi eventuali criticità”.

Pierfrancesco Majorino, Presidente del Gruppo Partito Democratico – Lombardia Democratica e Progressista della Regione Lombardia, ha spiegato: “È necessario mettere al centro i nostri operatori sanitari affinché lavorino in sicurezza e in serenità. Il tema va affrontato rafforzando il presidio delle forze dell’ordine. Le tensioni che non sono in alcun modo da sottovalutare né da giustificare, tuttavia, si manifestano per molteplici problemi. Bisogna intervenire ampliando l’offerta di servizi sul territorio. È necessario, pertanto, garantire l’appropriatezza della cura agendo a monte, ad esempio, sulle situazioni di disagio psichico. Servono più risorse per il riconoscimento dell’azione di chi lavora nell’ambito delle strutture sanitarie e questo richiede uno sforzo da parte di tutti“.

Marco Bianchi, Dirigente Sindacale FILAP, ha detto: “Il drammatico fenomeno delle aggressioni a medici, infermieri e operatori sociosanitari sta assumendo proporzioni preoccupanti. Viviamo questa situazione con grande apprensione, ma allo stesso tempo ci rivolgiamo con estrema lucidità e determinazione alle Istituzioni affinché si intervenga con misure efficaci. Continueremo a sostenere i lavoratori della sanità nelle loro richieste, per tutelarli dalle violenze e dalle minacce”.