Aumentare il prezzo dei pacchetti di sigarette di 5 euro per finanziare il Servizio sanitario nazionale: la proposta di introdurre una “tassa di scopo” sui prodotti a base di tabacco, in grado di generare fino a 13,8 miliardi è l’obiettivo della campagna #SOStenereSSN, promossa da Aiom, Associazione Italiana di Oncologia Medica, da Fondazione Aiom e da Panorama della Sanità.
E l’idea, presentata in un incontro con la stampa in Senato, trova sponda nella politica: dalla vicepresidente del Senato Domenica Castellone (medico e senatrice pentastellata) e dall’ex ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, in quota Pd, è stato manifestato il proprio sostegno all’iniziativa. Non solo: Castellone ha annunciato degli emendamenti alla manovra che andranno proprio in questa direzione. Ma non tutti i medici la ritengono la soluzione ottimale: anzi, per Alessandro Miani, Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), la super tassa sulle ‘bionde’ rappresenterebbe un errore.
“SBAGLIATO TASSARE SOLO IL TABACCO, SERVE UNA STRATEGIA PIÙ AMPIA”
Il fumo rappresenta ancora la più grande minaccia per la salute umana e provoca in modo diretto più decessi di alcol, droga, incidenti stradali, aids, omicidi e suicidi messi insieme. Tuttavia prevedere una tassazione specifica per colpire solo i prodotti da tabacco sarebbe un errore e non rappresenterebbe un approccio realmente efficace e giusto per la tutela della salute pubblica. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), in un comunicato, in merito alla proposta di aumentare il prezzo delle sigarette in Italia.
“Non si può infatti ignorare che il tabacco non è l’unico prodotto che grava sulla salute pubblica: i superalcolici, il consumo eccessivo di zuccheri, e persino il cosiddetto “cibo spazzatura” sono tutti elementi che hanno un impatto significativo sulla salute dei cittadini e sui costi per il SSN- spiega il presidente Alessandro Miani– Eppure, questi prodotti vengono spesso esclusi dalle iniziative di tassazione mirata, come quella ora proposta per le sigarette. Se si ragiona nell’ottica di aumentare le tasse su beni dannosi per la salute, bisognerebbe valutare un approccio più completo, che prenda in considerazione una vasta gamma di prodotti potenzialmente nocivi. In molti altri Paesi, infatti, l’idea della “sin tax” (tassa sui vizi) è stata applicata con successo su diversi prodotti, dai superalcolici alle bevande zuccherate. Questo non solo ha contribuito a ridurre il consumo di tali prodotti, ma ha anche portato a un incremento delle entrate pubbliche, destinate a coprire i costi sanitari associati”.
“Inoltre, focalizzare l’attenzione solo sulle sigarette rischia di polarizzare il dibattito, creando una percezione negativa del consumatore di tabacco rispetto a chi consuma altri prodotti dannosi- prosegue Miani- Il principio di equità fiscale suggerisce che tutti i prodotti che incidono sulla salute dovrebbero essere trattati in modo proporzionato. Quindi, sebbene l’idea di aumentare il prezzo delle sigarette possa rappresentare un valido strumento per disincentivare il fumo e raccogliere risorse per il SSN, essa dovrebbe far parte di una strategia più ampia. Occorre affrontare in modo integrato tutte le sostanze che danneggiano la salute, adottando misure fiscali coerenti e proporzionali rispetto al loro impatto sanitario. Solo così si potrà avere un approccio realmente efficace e giusto, sia per la tutela della salute pubblica che per il sostentamento del sistema sanitario”, conclude il presidente Sima.