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Finanziaria 2025. Duro colpo alle cripto attività ed ai piccoli risparmiatori in cripto valute

Mentre negli Stati Uniti spopola la meme “coin $TRUMP”, lanciata dal neo eletto presidente degli Stati Uniti d’America pochi giorni prima dell’insediamento presidenziale, ennesima mossa del tycoon americano nel mondo del business, in Italia viene bocciato il risparmio in criptovalute.

La nuova legge di bilancio, infatti, tra le varie novità, introduce un pesante inasprimento del carico fiscale su tutte le operazioni in cripto-attività.

La nuova Finanziaria 2025 fissa la tassazione delle plusvalenze in misura del 26% “con norma di interpretazione autentica”, ma solo per il 2025. Si passerà addirittura al 33% dal primo gennaio del 2026. Viene inoltre eliminata la no tax area di 2.000 euro.

Misure draconiane che non potranno che avere un riflesso negativo su questo tipo di investimento.

La plusvalenza da operazioni in cripto-attività che entra nel mirino del legislatore fiscale non è altro che la differenza tra il corrispettivo percepito e il costo o il valore a cui si è acquistata la moneta virtuale.

In pratica succede che da quest’anno, chiunque compia operazioni in criptovalute, come rimborso, cessione o permuta, o detiene cripto-attività, comprese la cessione di utility token e l’attività di staking, oltre a subire la tassazione del 2 per mille sull’importo rilevato dalla piattaforma attraverso il quale è avvenuto l’acquisto, avrà l’obbligo di indicare tutto nella propria dichiarazione dei redditi.

Con la scomparsa della franchigia che azzerava la tassazione per le plusvalenze fino a 2.000 euro, sorgerà infatti l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi anche per i contribuenti che realizzano minime plusvalenze.

Pare addirittura che sarà sufficiente realizzare una plusvalenza di 1 euro per far scattare l’obbligo dichiarativo.

Nel nuovo modello 730/2025 è stato già introdotto il nuovo quadro T che consentirà di dichiarare tutti i redditi derivanti da plusvalenze di natura finanziaria, comprese le cripto-attività.

Viene tuttavia data la possibilità a tutti i risparmiatori che all’1/1/2025 possedevano un portafoglio in criptovalute, di rideterminarne il costo fiscale versando un’imposta sostitutiva del 18%.

La rideterminazione del costo potrebbe essere sicuramente conveniente in caso di costo storico particolarmente ridotto, oppure in assenza di idonea documentazione che accerti il costo di acquisto. In questi casi, infatti, ci si potrebbe vedere azzerato il costo fiscale ai fini del calcolo della plusvalenza.

Fabrizio Carta