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Cgil Veneto: “Basta soldi a imprenditori che poi vanno all’estero”

“Le sovvenzioni senza condizionalità si trasformano sempre più spesso in uno sperpero delle risorse pubbliche, che sono il frutto delle tasse pagate dai cittadini. Chi ha ricevuto le sovvenzioni deve renderne conto alla comunità e restituirle qualora decida di abbandonare il territorio che lo ha sostenuto”. E’ il monito di Tiziana Basso, segretaria della Cgil del Veneto, alla luce della vicenda Safilo, ma non solo. Nei 40 tavoli tenuti l’anno scorso all’unità crisi aziendali della Regione e con 10.000 lavoratori coinvolti, nella maggioranza delle volte, il sindacato si è trovato di fronte a grandi multinazionali o a fondi di investimento internazionali “che, per ragioni speculative, scelgono di spostare le produzioni fuori dalla nostra realtà, all’inseguimento del costo del lavoro più basso possibile. E, in simili contesti, gli strumenti a nostra disposizione sono assolutamente insufficienti”, evidenzia Basso. “Spesso questo avviene dopo che quelle stesse aziende hanno ricevuto importanti aiuti pubblici”, aggiunge. Il caso di più stretta attualità è appunto Safilo. Dal 2019, per attuare una importante riorganizzazione ha avuto accesso agli ammortizzatori sociali e al fondo Nuove Competenze. “Si tratta di cifre importanti. Al contempo, sono stati richiesti forti sacrifici ai lavoratori, con esuberi e decurtazione di un salario già insufficiente a tenere in equilibrio i bilanci familiari”. Tutto questo doveva servire a Safilo per rilanciare il sito di Longarane e tutelare i livelli occupazionali, ma dopo una manciata di anni, “l’annuncio della ‘non strategicità’ del sito bellunese, un linguaggio edulcorato che vuol dire la chiusura dello stesso. E questo, nonostante i risultati complessivamente positivi dell’azienda”. Ebbene questo “dovrebbe indurre tutti a una riflessione, innanzitutto le Istituzioni nazionali e locali”, ammonisce Basso.

La Cgil dal canto suo non si arrenderà alla decisione di Safilo “e si batterà in ogni sede perché la scelta sia rivista”. Metalmeccanico, moda e chimico: sono i settori che più hanno impegnato i tavoli di crisi in Veneto nell’ultimo anno. “Molte di queste vertenze sono tuttora in corso, altre hanno trovato soluzione positiva, alcune purtroppo hanno visto la chiusura dell’azienda o di un sito, con le conseguenze occupazionali che si possono immaginare. Come sindacato, in ognuno dei casi in cui siamo stati coinvolti, abbiamo perseguito un duplice, fondamentale, obbiettivo: tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori e salvare i posti di lavoro, ma allo stesso tempo abbiamo voluto preservare il tessuto produttivo e industriale dei singoli territori”, evidenzia Basso, segretaria della Cgil del Veneto. “Non è stato per nulla facile, anche perché solo una minoranza delle crisi è determinata da difficoltà finanziarie o di mercato o dalla necessità di riorganizzazione delle imprese. Difficoltà che abbiamo affrontato anche con proposte operative per arrivare a soluzione positive, con la regia istituzionale”