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Caro Scuola, il governo conferma: “In manovra misure per aiuti alle famiglie”

“Si desidera rassicurare fin d’ora su ogni iniziativa finalizzata a sostenere le spese delle famiglie nell’attuale congiuntura inflazionistica al più convinto supporto di questo Governo. L’impegno in tal senso riguarderà innanzitutto la prossima Legge di bilancio in vista della quale il ministro dell’istruzione e del merito ha già allo studio una pluralità di proposte volte a intervenire sulla detrazione delle spese per i libri di testo e contestualmente sull’adeguamento dei tetti di spesa, nonchè sull’incremento dell’attuale stanziamento del contributo dello Stato per l’acquisto dei libri di testo”. Lo dice il ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo, in Aula alla Camera, al Question time a una interrogazione M5s sulle iniziative urgenti volte a sostenere le famiglie in relazione all’incremento dei costi previsti per l’acquisto di libri scolastici.

“Per quanto attiene alle competenze statali il Governo contribuisce nell’ambito di piu’ generali trasferimenti alle Regioni alla individuazione dei fondi che per l’anno scolastico 2023-2024 sono pari 133 milioni di euro destinati alla fornitura dei libri di testo ripartiti dalla Regione attraverso un apposito decreto”, conclude il ministro.

Nonostante i prezzi resiste il libro nuovo. L’inchiesta

A circa 1 studente su 5 manca ancora una parte consistente della lista trasmessa dalla scuola, un quinto (19%) rischia di presentarsi in classe senza neanche un libro, visto che in famiglia per ora non ci si è mossi per nulla. Solamente 6 alunni su 10 hanno già a disposizione tutti i volumi previsti per le materie dell’anno scolastico in partenza.

E’ quanto emerge da una rilevazione di Skuola.net svolta raccogliendo la voce di 1.000 studenti delle scuole superiori. Inoltre, nonostante il caro libri, per necessità o per scelta molte famiglie sembrano orientarsi prevalentemente su testi nuovi. Ma il conto salato impone di ritardare o dilazionare la spesa.

Ben 7 su 10, emerge, sceglieranno prevalentemente testi freschi di stampa: il 36% li vorrebbe avere tutti nuovi, il 34% perlomeno i più importanti. Il restante 30% propende soprattutto per l’usato, ma appena il 3% ha cercato o sta cercando esclusivamente testi di seconda mano. Cresce il numero di chi, per acquistare il nuovo, si rivolge agli shop online o ai supermercati: sommati assieme, stanno attirando il 60% degli utenti. In calo, invece, le librerie tradizionali: pur restando il luogo di riferimento per la maggior parte delle persone, oggi ci si rivolgono meno di 4 su 10.
Quattro studenti su 10 pensano di dover spendere tra i 200 e i 300 euro per i libri scolastici. Circa 1 su 4 stima di dover pagare tra i 300 e i 400 euro, quasi 1 su 10 teme di avvicinarsi ai 500 euro. Un altro quarto (25%), al contrario, spera di cavarsela con una cifra compresa tra i 100 e i 200 euro.
“Il mercato dell’usato – sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – sarebbe un’enorme risorsa per garantire il diritto allo studio, combattere il caro libri e dare una mano all’ambiente. Senza dimenticare i risparmi per lo Stato, che ogni anno destina oltre 100 milioni di euro all’acquisto di testi da dare in comodato d’uso. Purtroppo, però, il problema sta a monte: il susseguirsi di nuove edizioni rende quasi inutile il vecchio volume. Non sempre, poi, i libri misti, ovvero quelli a cui sono collegati anche contenuti online, permettono di trasferire gli accessi a questi ultimi di proprietario in proprietario Così, spesso chi vuole una vita più semplice ma più costosa decide di comprare i libri nuovi, ma sfruttando ogni possibilità di avere qualche risparmio. Cosa che spesso succede sui portali di e-commerce o nei grandi magazzini. Le soluzioni per far risparmiare le famiglie sarebbero tante: da controlli più severi del ministero sul rispetto dei tetti di spesa in fase di adozione dei testi alla digitalizzazione, passando per la produzione ‘home made’ dei testi o dispense da parte delle scuole. Nonostante sia stata liberalizzata dalla normativa ben 10 anni fa, a oggi solo 1 studente su 10 ha potuto usufruire di questa possibilità”.