Piedi per terra e sguardo al cielo, ma per ricadute molto ‘terra terra’. “Il Veneto è una regione capace di guardare lontano tenendo i piedi per terra, e lo si evince da questo evento”, lo Space Meetings Veneto, il summit internazionale che ha fatto atterrare a Venezia gli operatori della Space Economy. Un evento, “che ha riunito aziende e istituzioni di un territorio con una tradizione importante, che diede i natali a Marco Polo, simbolo di un Paese che cerca sempre nuove frontiere. Presenti tanti giovani, vero combustibile dell’economia di domani e fondamentali per dare impulso alla New Space Economy”, ovvero il cosiddetto “non spazio nello spazio, settore strategico e da molteplici applicazioni, dall’agritech alla meteorologia”. Il viceministro delle Imprese e del Made In Italy, Valentino Valentini, inquadra così l’iniziativa che porta a Venezia 22 aziende da 15 paesi, oltre un centinaio di buyer da tutto il mondo, 25 startup europee e oltre 1.000 visitatori.

ECCO DI COSA SI OCCUPA (E COSA PUÒ PORTARE) IL ‘NON SPAZIO NELLO SPAZIO’

Un evento che spazia, è il caso di dirlo, da space manufacturing a nuove costellazioni satellitari e nuova generazione di stazioni spaziali; da applicazioni con dati spaziali in molti comparti dell’economia reale a agenzie governative e fondi di investimento. E il Veneto non è scelto a caso: ha una filiera che muove circa un miliardo e mezzo di fatturato, occupa più di 5.000 addetti in 260 aziende già in grado di produrre il 60% dei componenti per costruire un satellite veneto. E l’Italia è ‘attenta’, dice Valentini: è stata il terzo Paese al mondo a mettere in orbita un satellite, e ora, investendo tre miliardi di euro sull’Esa, lavora “per moltiplicare i satelliti in orbita bassa” per rinnovarsi nel ruolo di “principale player di questa industry”.

“Con questo appuntamento internazionale siamo a sancire una nuova unione di intenti tra imprese, Università e stakeholder: facendo mie le parole di qualcuno ben più importante di me, ‘un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per il nostro territorio’”, dice Federico Zoppas, presidente della Rete innovativa regionale Air (Aerospace Innovation and Research). La tre giorni raduna un comparto che in Italia occupa oltre 7.000 addetti, per un fatturato di circa due miliardi di euro, “un settore in costante crescita, sempre più rilevante a livello nazionale, che rappresenterà un pilastro per la crescita economica italiana nei prossimi anni, e che non può fare a meno delle nostre università, dei nostri giovani, del know-how specifico del nostro tessuto imprenditoriale. Le opportunità sono immense, sta a noi fare sistema e coglierle”.

 

ZAIA: POSSIAMO ARRIVARE A UNA GENERAZIONE DI PRODOTTI E SERVIZI INNOVATIVI

Partendo da ricerca, sviluppo e realizzazione di infrastrutture spaziali “si può arrivare alla generazione di prodotti e servizi innovativi. E in Veneto tutto questo è possibile”, dice il presidente della Regione Luca Zaia definendo la sua una “delle principali regioni in Italia nella filiera dell’Aerospazio” che cavalca £quella che rappresenta una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni”. I dati spaziali e i satelliti sono “un’opportunità poiché, sempre di più, possono offrire risposte valide alle esigenze e alle problematiche più complesse in svariati settori– continua Zaia- le tecnologie e le soluzioni spaziali contribuiscono già a dare risposte innovative nell’ambito dell’agricoltura e dell’irrigazione di precisione, piuttosto che nella logistica e nella sanità, passando per il comparto energetico. E non a caso, oggi, il Veneto si conferma come la quarta regione in Italia per valore della filiera dell’Aerospazio dopo Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna”.

LO SPAZIO È PIÙ VICINO DI QUANTO SI PENSI: OGNI GIORNO SI USANO 25-30 VOLTE TECNOLOGIE SPAZIALI

Lo spazio “non è più una frontiera irraggiungibile ma più vicina di quanto si pensi. Già oggi utilizziamo dalle 25 alle 30 volte al giorno tecnologie di origine spaziale. Un settore che vale 460 miliardi di dollari nel mondo e del quale l’Italia è uno dei principali contributori in Europa. L’industria del nostro territorio vuole essere protagonista di questa frontiera, ne abbiamo le caratteristiche e le potenzialità”, assicura Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est convinto che il “mix di specializzazioni aerospaziali e cultura d’impresa, di Accademia che riesce a farsi industria, e di industria che innova e contamina intere filiere, sia davvero la chiave per fare la differenza nella crescita del Veneto e del Paese”.
Univeneto, la fondazione che riunisce i quattro Atenei del Veneto, tra i fondatori della Rete Air, sposa la sfida “con entusiasmo, consci degli sforzi, del tempo e delle competenze che saranno richieste”, dice Daniela Mapelli, rettrice dell’Università di Padova.

LO SPAZIO, OTTIMA OCCASIONE DI LAVORO PER I GIOVANI

Gli Atenei del Veneto “formano e laureano eccellenti esperti pronti per il settore aerospaziale, come i 400 studenti che si iscrivono ogni anno al corso di Ingegneria Aerospaziale a Padova, quelli che frequentano Ingegneria Fisica a Venezia, Informatica e Robotica a Verona, Venezia e Padova, Design a Iuav e i laureati che, pur provenendo da ambiti scientifici apparentemente distanti lavorano invece nel settore aerospaziale. Queste e questi giovani rappresentano un capitale umano essenziale per vincere la nuova sfida, ovvero una nuova visione dello Spazio, frontiera di una nuova e grande bene comune”. L’evento “proietta le nuove generazioni nel futuro”, concorda il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. “Lo spazio rappresenta un sogno per molti giovani, ma anche una concreta opportunità di lavoro”, aggiunge il primo cittadino.

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