Il dottor Giangiacomo Nicolini, pediatra e infettivologo all’ospedale San Martino di Belluno, ha ricevuto un risarcimento di quasi ottomila euro per le offese ricevute sui social nel 2021 da una decina di  “no vax”. La diffamazione è scaturita da un video in cui il medico spiegava l’efficacia e la sicurezza del vaccino mRNA per i bambini, condiviso dalle pagine social dell’Ulss.

A seguito delle minacce e insulti, il dottor Nicolini ha denunciato gli autori, di cui sette hanno accettato di risarcire il medico. Il risarcimento è stato destinato a un progetto vaccinale in Uganda, volto a proteggere circa 3.000 bambini da morbillo, rosolia e malaria. I primi 4.000 euro sono già stati investiti, con una seconda campagna prevista contro il Papilloma virus.

Nicolini, impegnato in missioni umanitarie, ha scelto di utilizzare i fondi per aiutare il paese africano, sottolineando che questa iniziativa è finanziata proprio da chi in passato aveva criticato i vaccini.

Storie come queste nei tribunali fioccano e spesso chi insulta sulla rete non è consapevole di commettere un reato. La diffamazione sui social media può presentarsi in vari modi: commenti offensivi: insulti, accuse infondate e contenuti offensivi pubblicati su un post, foto o video. Post e articoli denigratori: contenuti creati appositamente per screditare una persona o un’azienda.Secondo il codice penale, infatti,  la condotta diffamante si realizza attraverso l’offesa alla reputazione di una persona in assenza della stessa, utilizzando qualsiasi mezzo di comunicazione idoneo a raggiungere più persone.

A.F.

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