Dall’inchiesta della Guardia di Finanza che a Venezia ha coinvolto amministratori, funzionari e imprenditori “è emerso un sistema di corruzione continuativa che pare andasse avanti da anni tra appalti, favori e tangenti. Ancora una volta in Veneto dobbiamo fare i conti con l’illegalità ad alti livelli, dopo il Mose, dopo le recenti sentenze sulla mafia del Tronchetto, su Taurus e Isola Scaligera non si può ancora liquidare il tutto come azioni criminali sporadiche”.

Lo mette in evidenza la Cgil del Veneto dopo il terremoto politico-giudiziario a Venezia. Che non pare un caso, osserva il sindacato ricordando che il Veneto è la quarta regione in Italia per segnalazioni per operazioni sospette di riciclaggio e Venezia è al primo posto in regione. “Le numerose inchieste e processi che si stanno svolgendo sul nostro territorio, confermano che Veneto è il terreno ideale per l’infiltrazione di organizzazioni criminali nell’economia legale, per via della sua condizione economica e geografica. È inoltre evidente che questo tipo di infiltrazione viene facilitata da una tolleranza diffusa verso le frodi fiscali e frodi nelle fatturazioni. Dobbiamo guardare in faccia la realtà e affrontare il fatto che nella nostra regione esistono le infiltrazioni mafiose e quelle della ‘ndrangheta, che esiste la corruzione nella pubblica amministrazione e che esiste anche lo schiavismo”, afferma il sindacato in una nota ribadendo il proprio impegno nel cercare di “arginare l’illegalità anche perché agli appalti truccati, subappalti, evasione fiscale si accompagna sempre lo sfruttamento lavorativo. In un contesto di cultura dell’illegalità, chi paga il prezzo più alto sono sempre lavoratrici e lavoratori e cittadine e cittadini”.

Le intercettazioni

“Tu non mi ascolti. Non hai capito, tu non capisci un c… Mi stanno domandando anche a me che tu domandi soldi. Tu non ti rendi conto rischi troppo… tu non mi stai ascoltando“. Sono le parole del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, riportate dal Corriere della Sera, con il suo assessore alla Mobilità Renato Boraso durante una telefonata intercettata il 17 marzo del 2023. Nel telefono di Boraso, si legge sul quotidiano, un anno prima era stato installato un trojan. I riflettori degli inquirenti, in questo caso, sono puntati sull’operazione Park 4.0: un parcheggio nei pressi dell’aeroporto Marco Polo a cui si riferisce l’intercettazione. Nell’operazione, risalente al 2015, avrebbe incassato 80 mila euro dall’imprenditore Nievo Benetazzo in cambio di una modifica del piano regolatore e spinto per realizzare l’opera.

L’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia Renato Boraso è stato arrestato, ieri, con l’accusa di corruzione nell’ambito di un’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Venezia, che coinvolge funzionari pubblici e imprenditori. Indagato anche il sindaco e leader di Coraggio Italia Luigi Brugnaro. L’attenzione degli inquirenti è rivolta alla vendita dell’area dei Pili, di proprietà del primo cittadino. In particolare, le fiamme gialle si sono concentrate sulle trattative di vendita dell’area all’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore.

Dal Gazzettino

Spunta anche un’altra presunta tangente da «22mila euro» per l’ex dirigente della Fondazione Milano-Cortina 2026, Massimiliano Zuco, uno dei tre indagati nell’inchiesta sulla gestione dell’evento olimpico, dalle pagine del provvedimento con cui il Riesame ha confermato i sequestri probatori a suo carico. I giudici, infatti, danno conto che i pm nell’udienza dei giorni scorsi hanno portato elementi su «più ampia utilità» che avrebbe ricevuto Zuco per favorire Vetrya, società dell’imprenditore Luca Tomassini, nell’appalto per i servizi digitali, oltre al «compenso complessivo» per il suo ruolo di dirigente, nominato dall’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari su input, per l’accusa, di Tomassini, che oltrepassava gli 857mila euro tra il 2020 e il 2022 e alla «assegnazione» a lui di un’auto sviluppata dalla stessa Vetrya.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia