Non è solo uno strumento. È un simbolo. È una voce che viene da dietro le sbarre, fatta di mani che hanno sbagliato, ma che ora costruiscono. È la chitarra che Jovanotti ha ricevuto dai detenuti del carcere di Treviso. Un dono che racconta una storia potente, fatta di legno, corde e seconde possibilità. L’hanno chiamata “Claustrofobico” – un nome che parla da sé. È una Fender Telecaster Thinline, rivisitata in ogni dettaglio e costruita interamente all’interno della casa circondariale. Il colore è un verde profondo, con venature che ricordano i rami di un bosco d’inverno. Dentro, non c’è solo abilità artigianale: c’è la volontà di cambiare. Jovanotti ha accolto il regalo con gratitudine e commozione. Lo ha definito un “bellissimo regalo”, ma ha anche voluto andare oltre il gesto: “La possibilità che l’errore e il dolore provocato – agli altri e a sé stessi – non sia la fine della vicenda umana.” Parole che vanno dritte al cuore, perché parlano di dignità, redenzione e futuro.Il laboratorio di liuteria del carcere di Treviso non è un semplice passatempo per i detenuti. È un ponte. Un varco possibile verso una nuova identità. In quella bottega nascosta agli occhi del mondo, nascono strumenti musicali, sì, ma soprattutto nascono occasioni. Per imparare un mestiere, per concentrarsi, per mettersi alla prova, per dare forma a qualcosa che ha valore. E ora quella chitarra suonerà su un palco, tra le mani di uno degli artisti più amati d’Italia. Ma non sarà solo musica. Sarà una storia suonata. Una storia che dice che anche dove sembra non esserci speranza, può nascere bellezza. Anche dove c’è chi ha sbagliato, può tornare a brillare l’umanità. Quella chitarra non è uscita da un laboratorio di design. È uscita da un carcere. Ma dentro ha più libertà di quanto si possa immaginare. E quando Jovanotti la suonerà, in fondo, sarà come se quelle mani – chiuse, isolate, spesso giudicate – toccassero finalmente la luce.
V.R.
