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Fuga dei medici all’estero: il Veneto secondo solo alla Lombardia (che ha il doppio di abitanti)

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Impressiona il numero degli operatori sanitari veneti che nel 2023 hanno chiesto di andare a lavorare all’estero: si tratta di 425 medici e di 175 infermieri, tecnici, fisioterapisti e logopedisti, un numero non indifferente in un sistema regionale sanitario già pesantemente indebolito dalla carenza di personale sanitario, dai pensionamenti anticipati e dalla fuga verso le strutture private.

Ma a impressionare è, ancora di più, quello che rivelano i dati resi noti nei giorni scorsi dall’Associazione Medici Stranieri in Italia e dall’Unione Medica Euro-Mediterranea che seguono le richieste di trasferimento all’estero dei sanitari: il Veneto è secondo in questa non invidiabile classifica solo alla Lombardia (che registra qualche decina di fughe in più) ma la nostra regione conta la metà degli abitanti della Lombardia.

Il Veneto supera per numero di “fughe” tutte le altre regioni, anche quelle più popolose come Lazio e Campania.

Questi dati sembrano quasi “rappresentare” l’inseguimento che la sanità pubblica veneta compie da anni di quella lombarda sulla strada di un sempre maggiore peso della sanità privata rispetto a quella pubblica.

Proprio per quanto riguarda il personale sanitario, infatti, non sfugge certo che, mentre la sanità pubblica veneta è sempre a corto di operatori, quella privata non fatica a trovare medici, infermieri e tecnici per l’apertura di nuove strutture che spuntano come funghi nelle nostre province.

Il passaggio dei medici dalla sanità pubblica a quella privata (prima o dopo la pensione) è un fenomeno costante a cui non sono certo estranee le condizioni e i tempi di lavoro che sono molto più pesanti nelle strutture pubbliche che in quelle private che, magari, riconoscono anche stipendi più elevati.

A fornire, poi, i clienti alla sanità privata sono le liste d’attesa di quella pubblica che costringono a rivolgersi al privato chi ha le disponibilità economiche per farlo e, magari, a rinunciare alle cure chi non è in grado di sostenerne i costi (milioni di persone nel nostro Paese).

Questi sono i dati, questa è la realtà che registriamo ogni giorno facendo politica nelle città e nei paesi della nostra regione: una situazione che ha ben poco a che vedere con la “sanità felix” dipinta dalla giunta regionale.

 Per Sinistra Italiana del Veneto, il Coordinatore Regionale Marco De Pasquale

Per il Gruppo regionale Sanità di SI Veneto, il Responsabile del Gruppo Gigi Calesso