Risponde alle polemiche che da settimane si concentrano sul nuovo Centro pubblico per la disforia di genere (il cambio di sesso) in Veneto il direttore generale dell’azienda sanitaria di Padova, Giuseppe Dal Ben. Il tema principale è la possibilità o meno di congelamento degli ovociti femminili. “Le donne che intendono diventare uomini – dice Dal Ben all’ANSA – non congelano alcun ovocita, almeno in Veneto. Le notizie apparse sulla stampa appaiono destituite di ogni fondamento. Le uniche pazienti che possono congelare i propri ovociti, per preservare la fertilità, sono quelle in cura oncologica”.
La nuova struttura, erede del Centro di Andrologia già creato nel 2009 a Padova, sta ultimando la fase burocratica ed organizzativa, e – annuncia Dal Bene – “potrà essere pienamente operativo entro l’estate”.’ Poi un altro chiarimento sulla scelta adottata dalla Regione, anch’essa oggetto di critiche sul fronte politico: “Chiariamo che le prestazioni erogate dal Centro sono obbligatorie per legge, inserite nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Se non le erogassimo potrebbe essere intrapresa dai pazienti un’azione giudiziaria e lo dovremmo fare forzatamente”.
Occorreva superare quel tabù. Così da far diventare il Veneto davvero una Regione inclusiva in materia di diritti Lgbt+, un modello in Italia. Qui è stato istituito con delibera il Centro di riferimento regionale pubblico per “la presa in carico degli assistiti con disturbi di identità di genere, che il presidente Luca Zaia definisce, a ragione, “un fatto di civiltà, oltre che di legge e di Lea”. Si tratta, in sostanza, di un punto di riferimento dedicato alla disforia di genere, a cui ci si potrà rivolgere per iniziare un percorso di transizione”
“Avevamo già provato, in tempi non sospetti, a individuare questa struttura, ma per tutta una serie di dinamiche, tra cui il Covid, non siamo riusciti a farla decollare”, ha spiegato nei giorni scorsi il governatore veneto. “Abbiamo voluto recuperare il tempo perso: si pensi solo che la legge statale che regolamenta il cambio sesso all’anagrafe anche senza intervento chirurgico, è addirittura del 1982″. L’iniziativa veneta, quindi, si pone perfettamente in linea, anche se con anni di ritardo, con la normativa nazionale ci tiene a specificare Zaia. E ai giornalisti ha raccontato anche anche l’esperienza di alcuni conoscenti che, durante il loro percorso di transizione, si sono trovati in difficoltà per la mancanza finora di un centro di riferimento.