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E’ veneta la prima postina che ha indossato i pantaloni. “Sentivo tanto freddo”

Una storia di coraggio e innovazione si dipana nella vita di Imelda Sterzi, una donna di 88 anni che ha segnato una svolta nel mondo delle poste italiane. E’ veneta, in particolare della provincia di Verona ed è stata audace in tempi non sospetti. Negli anni ’50, Imelda, all’epoca appena ventunenne, è stata la prima postina a indossare i pantaloni durante il suo servizio, un gesto che ha rotto con le tradizioni di un’epoca.

Assunta dalle Poste di Marcellise grazie al diritto di successione, dopo che suo padre aveva dedicato anni alla professione di portalettere, Imelda si è trovata a percorrere lunghe distanze a piedi, affrontando le intemperie e le difficoltà di un lavoro fisicamente impegnativo. «Mio padre percorreva decine di chilometri ogni giorno, quasi fino a Zevio», racconta Imelda. «Anch’io ho fatto la mia parte, consegnando posta su e giù per Marcellise, un lavoro che non era certo facile, specialmente nei mesi più freddi».

La necessità di un abbigliamento più pratico e comodo per affrontare il freddo invernale ha spinto Imelda a fare una richiesta per quei tempi forte: poter indossare i pantaloni invece della tradizionale gonna ad altezza ginocchio prevista dalla divisa ufficiale. Si è recata dal direttore delle Poste a Verona per esporre le sue difficoltà. La sua richiesta ha trovato ascolto, e il direttore, lungimirante e sensibile, si è recato personalmente in una ditta di Borgo Venezia per far realizzare i pantaloni per Imelda.

Il passo di Imelda ha rappresentato non solo una necessità pratica, ma anche una dichiarazione di autonomia e modernità in un contesto lavorativo prevalentemente maschile. La sua storia è un simbolo di come, con coraggio e determinazione, si possano sfidare le convenzioni e ottenere il rispetto per le proprie esigenze.

Recentemente, la sua storia è stata raccontata in un approfondimento televisivo del programma “Le Ragazze”, andato in onda su Rai Tre, che ha messo in luce il percorso di Imelda e il suo impatto nel mondo del lavoro. La sua vicenda è un invito a riflettere sull’importanza della parità di genere e sul valore della resilienza.