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Cena di gala con ‘tacco 7’, è polemica

Una serata con cena e degustazione di vini, dress code ‘elegante’ e per le donne ‘tacchi alti, minimo 7 centimetri’.

L’indicazione, poi rimossa, è comparsa su una pagina per pubblicizzare l’evento “Bolle a cena” organizzato per il primo e 2 aprile prossimi nell’ambito della manifestazione “Bollicine in villa”, in un ristorante del Veneto.

Una volta diffuso questo particolare, sulla pagina Facebook degli organizzatori sono arrivati però anche i commenti: “Volevo sapere se il metro per misurare i tacchi lo devo portare io o lo trovo all’ingresso?”, “Vergogna, medioevo”, “Scusate io ho il tacco 6 cm. Sono bannata dai vostri eventi?”.

Qualcuno definisce “sessista”  la locandina in cui compare una donna quasi svestita che beve da una flute. Ma c’è anche chi difende gli organizzatori: “Dovreste riportare il tacco a 12 cm come in passato: se non gradiscono, le femministe con le ballerine vadano ai centri sociali” si legge in un post. Un altro utente commenta sarcasticamente: “Le ‘grandi battaglie’ del femminismo moderno”. Gli organizzatori si sono detti stupiti della rilevanza data al particolare, e comunque “nessuno – hanno puntualizzato – avrebbe mai misurato alcunché. Soltanto l’indicazione di un abbigliamento elegante e da sera”. Ignari, e leggermente irritati, i gestori del locale.

Nella pagina dell’evento sul social da oggi campeggia la dicitura ‘Sold out’. Non è la prima volta che il dress code causa polemiche. Il caso più noto è quello di Francesco Bellomo, l’ex giudice del Consiglio di Stato finito sotto inchiesta, e poi prosciolto dalle accuse, per stalking e violenza privata nei confronti di alcune ex allieve della scuola per aspiranti magistrati ‘Diritto e scienza’ di Bari: le studentesse lo accusavano anche di avere imposto un ‘dress code’, cioè minigonne e tacchi a spillo, per seguire i suoi corsi.

Risale invece a qualche mese fa la denuncia sui social della conduttrice Andrea Delogu, rifiutata da un ristorante romano, perché vestita con la tuta della palestra.

Infine, arrivava sempre dal Veneto la storia del dress code imposto nel 2019 alle donne della polizia locale del Comune di Cittadella (Padova); un regolamento definiva il taglio e la pettinatura delle agenti donna, oltre all’obbligo di biancheria intima “sobria e discreta” e l’uso obbligatorio dei collant anche in estate. Disposizioni che non furono riviste perché il riscorso al Tar, presentato da una delle interessate, fu respinto.

Ansa