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Il vademecum del tovagliolo.

Lo so, lo so, pensate che ho una vera e propria fissazione per la tavola!!
Cosa volete farci? Sono una forchetta, la tavola è il mio posto di lavoro e per me le regole devono essere veramente chiare.
Vi ho parlato più volte del tovagliolo e, dopo oggi, giuro che lo lascio stare ma prima di passare ai suoi compagni di tavola vi riassumo le regole principali sul come e quando usarlo:
Quando la bocca è unta, prima di tutto, ovvio, ma anche prima di bere per essere sicuri di non lasciare impronte sul calice; va usato anche dopo aver bevuto, per essere pronti a conversare e sorridere senza goccioline o umidità intorno alle labbra.
Alla fine del pasto si lascia sempre a sinistra, in ordine (mai appallottolato) ma non ripiegato.
Non si mette mai intorno al collo per proteggere la camicia dagli schizzi dell’amatriciana, se non siete all’altezza del sugo ordinate una bistecca.
Non si utilizza per nessun altro scopo che non sia pulire la bocca, quindi non si asciugano eventuali gocce di vino, non si improvvisa ventaglio per eventuali eccessi di caldo, non si appoggia sopra alla sedia e si esce a fumare, non ci si sputa dentro un boccone non gradito (come fece Nicole Kidman in diretta Tv assaggiando un arancino).
Adesso che abbiamo finito con le regole vi racconto una curiosità:
Il tovagliolo è stato una vera conquista per i commensali a tavola, che prima utilizzavano le maniche dei vestiti, i pezzi del pane o la caduta della tovaglia, per pulirsi la bocca. Il tovagliolo era, all’inizio, un lembo di stoffa che serviva a tutti i commensali; in seguito ne venne sistemato uno ogni due posti e solo a fine del Quattrocento, sembra come idea di Leonardo da Vinci che all’epoca era maestro di cerimonie presso il duca di Milano Ludovico Sforza, diventò individuale.
Prima di Leonardo Da Vinci, nei grandi banchetti milanesi, ci si puliva le mani sulla schiena di conigli (vivi) legati con delle cinghie alle sedie.
A proposito del tovagliolo, che in quel momento era appena stato inventato, l’ambasciatore di Firenze, Pietro Alemanni, invitato a uno di questi banchetti racconta quanto segue:
“Nessuno sapeva come usarlo o che farne. Alcuni ci si sedettero sopra. Altri se ne servivano per sturarsi il naso. Altri lo lanciavano come un gioco. Altri lo mettevano nel cibo che nascondevano nelle tasche e balze.
Quando ebbero finito di mangiare e la tovaglia principale finì con lo sporcarsi come in precedenza, il maestro Leonardo mi confidò che disperava che la sua invenzione riuscisse ad attecchire”. (brano tratto da “Buon appetito!” di Carlos Fisas, 2001)
Ps mi raccomando il tovagliolo va rigorosamente a sinistra!