In Italia diminuisce il numero delle persone arrestate per violazioni penali di natura tributaria, ma il gettito recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale aumenta.

Lo segnala l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), secondo cui “non necessariamente c’è un nesso inversamente proporzionale tra questi due fenomeni, tuttavia è importante segnalare che la lotta all’infedeltà fiscale produce risultati sempre più positivi, senza ricorrere ad un inasprimento delle misure limitative alla libertà delle persone”.
Analizzando la serie storica emerge che in Italia il numero minimo di arresti si è verificato nel 2016, dopodiché c’è stato uno saliscendi fino al 2021, anno in cui si è toccato il picco massimo di 411.

Anche la stima dell’evasione fiscale è in calo, secondo i dati del Mef, che nel 2021 la stima a 83,6 miliardi di euro, di cui 73,2 riconducibili alle entrate e 10,4 ai contributi. Un calo di 24,1 miliardi rispetto al 2016 (-22,4%).
L’Ufficio studi stima che l’evasione fiscale sia all’11,2%, con differenze territoriali molto marcate. Se in Calabria l’infedeltà fiscale è del 18,4%, in Campania del 17,2% e in Puglia del 16,8%, nella Provincia Autonoma di Trento è all’8,6%, in Lombardia all’8% e nella Provincia Autonoma di Bolzano al 7,7%.
Si tratta di ottimi risultati, secondo gli artigiani mestrini, da attribuire innanzitutto all’applicazione della cosiddetta “compliance”, l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari; in secondo luogo all’introduzione della fatturazione elettronica e all’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi; in terzo luogo gli effetti dello “split payment” in capo a chi lavora con la Pubblica Amministrazione e del “reverse charge” per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni.

Ansa

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