Il fisco fa la rivoluzione digitale, ma lascia il conto da pagare ai negozianti e agli artigiani.
Da quest’anno tutti i commercianti e i soggetti che emettono ricevute fiscali, dunque anche i piccoli artigiani che hanno a che fare con i privati, hanno l’obbligo di certificare i corrispettivi tramite memorizzazione e trasmissione telematica degli stessi all’Agenzia delle entrate.
In pratica, tutti i soggetti che effettuano operazioni di vendita al minuto e quindi la totalità dei negozianti, grandi e piccoli, o chi eroga prestazioni a privati, quindi artigiani, bar, ristoranti, ecc…, hanno dovuto, o dovranno per chi non l’ha ancora fatto, acquistare un registratore telematico di ultima generazione, in grado di connettersi a internet.
Questo nuovo strumento emetterà uno documento commerciale da rilasciare ai clienti; quindi, a fine giornata, l’operatore dovrà collegarsi con il sito dell’agenzia delle entrate per comunicare il totale degli incassi giornalieri; nel caso ci fossero problemi, fatto non poco frequente, si avranno dodici giorni di tempo per adempiere.
La novità digitale dello scontrino telematico coinvolge circa un milione e mezzo di operatori.
Il primo è sicuramente il costo di questa pretesa “rivoluzione digitale”. Per noi, tutto quello che viene imposto con obbligo di legge, senza apportare alcun beneficio all’azienda, appartiene alla categoria “imposte, tasse e balzelli”, ed in quanto tale va fatto emergere e denunciato.
I costi dei nuovi registratori telematici, infatti, variano da circa 400 euro per un modello base, fino ai circa 2.000 di un modello da poter adibire all’emissione di scontrini e fatture elettroniche, per passare poi a modelli integrati di costo superiore, che forniscono molte più funzioni. Inoltre, l’operatore dovrà dotarsi di un collegamento ad internet, con relativi costi dell’abbonamento, per poter trasmettere i dati a fine serata, oltre a possedere le giuste competenze tecnologiche, che spesso i nostri “anziani” non hanno.
A fronte di queste spese, che naturalmente dovranno sostenere il piccolo negoziante o l’artigiano, lo Stato riconosce solo il 50% di restituzione sotto forma di credito d’imposta, fino ad un massimo di ben (!) 250 euro, ed il “beneficio” di non compilare più il registro dei corrispettivi. Si risparmierà quindi ben un minuto di tempo, quello necessario a compilare manualmente il registro. Ma quanto tempo sarà necessario per inviare telematicamente la chiusura giornaliera, tra attese di connessione e malfunzionamenti?
L’obbligo, peraltro, colpisce anche i più piccoli, i forfetari, che appartengono alla fascia della marginalità economica, e che finora erano rimasti esentati anche dall’obbligo di emissione della fattura elettronica.
È evidente che siamo di fronte ad un ulteriore colpo ad un’economia, quella dei piccoli negozianti e degli artigiani, sempre più bersagliata da nuovi costi e adempimenti, per essere poi additati come i
grandi evasori, ma che come tutti ben sappiamo hanno da sempre costituito l’ossatura forte della nostra economia.
Inoltre, come succede sempre più spesso, ogni nuova norma, scritta sempre in modo superficiale ed incompleto, lascia vuoti interpretativi che verranno colmati solo da successivi e ripetuti provvedimenti, circolari, regolamenti, interpelli o documenti vari di prassi, che chiariranno ben poco, lasciando spazi a dubbi ed incertezze che saranno poi fonte di infiniti contenziosi tra contribuenti e fisco, una saga che anziché diminuire tende sempre ad aumentare.
Per esempio: come devono comportarsi gli artigiani che lavorano con i privati? Come devono fare gli imprenditori più strutturati, che hanno più squadre di lavoro dislocate su più cantieri di clienti finali? Quale procedura conviene utilizzare? Come devono essere trattati quei casi in cui veniva emesso lo scontrino fiscale, per poi essere seguito da fattura, come ad esempio il trattamento fiscale dei buoni pasto, per evitare di pagarci sopra due volte le stesse imposte?
Sono tanti gli interrogativi tecnici e pratici che rimangono senza risposta. Le leggi vengono emesse, gli obblighi introdotti, ma per i chiarimenti si deve sempre aspettare del tempo, rischiando di commettere degli errori, che poi si rischia di pagare salati.
Il risultato? È sotto gli occhi di tutti.
Molte attività storiche, da tempo immemore radicate nei territori, hanno cessato di lottare, deponendo le armi, lasciando sempre più spazio alla desertificazione commerciale, che favorisce i colossi della rete e della grande distribuzione, un fenomeno che da tempo abbiamo iniziato a temere e a denunciare.
In conclusione, ciliegina sulla torta, beffa nella beffa, per i “ritardatari” e per chi non si fosse ancora adeguato, è stata concessa una proroga, che proroga non è! La risposta del mercato a questa enorme richiesta è stata infatti insufficiente, per cui molti stanno ancora aspettando di ricevere il proprio registratore telematico. Nel frattempo, la proroga consiste nel trasmettere comunque all’agenzia delle entrate i dati dei corrispettivi del mese, ma entro il mese successivo. In che modo? O gli operatori provvederanno a caricare autonomamente i propri dati sul portale del fisco, oppure dovranno incaricare il proprio consulente. E chi paga?
Naturalmente sarà tutto a proprie spese, perché la rivoluzione digitale viene fatta, ma il conto lo pagano sempre i soliti.
Ad maiora!
Fabrizio Carta
fabrizio.carta@ifconsulting.it
dott. Commercialista e Revisore legale