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Rinuncia all’intervento, ma la banca non annulla il pagamento

Una storia paradossale. Un cortocircuito incomprensibile che ha visto protagonista un cittadino romano, che è riuscito a risolvere una situazione che stava diventando preoccupante grazie all’intervento dell’associazione Codici.

“Il nostro assistito – racconta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – si era recato presso la sede della GioDental, la divisione odontoiatrica del Gruppo Giomi, che si trova all’Ospedale Cristo Re di Roma. Ha chiesto un preventivo per delle cure odontoiatriche e ha sottoscritto un contratto di prestito finalizzato con Deutsche Bank. Parliamo di un finanziamento di circa 11mila euro, con durata 52 mesi e rate di circa 250 euro, per un importo totale di circa 13mila euro. Successivamente, però, l’uomo ha cambiato idea ed ha deciso di esercitare il diritto di recesso. Nonostante la comunicazione sia stata inviata nei tempi e con le modalità corrette, la banca ha addebitato tre rate del contratto. Il nostro assistito si è ritrovato così con un pagamento per un totale di quasi 780 euro. Ha chiesto chiarimenti al Servizi Clienti dell’istituto di credito, sia via e-mail che telefonicamente, ha avuto anche un incontro presso una filiale, ma il rimborso non è mai arrivato. A quel punto si è rivolto alla nostra associazione. Abbiamo inviato una diffida a Deutsche Bank e siamo riusciti a risolvere una vicenda che stava iniziando a diventare anche preoccupante, considerando le somme in ballo. Questa storia solleva due questioni che a nostro avviso meritano una riflessione. Prima di tutto è paradossale che si debba ricorrere alle vie legali anche quando un cittadino esercita un diritto basilare come quello del recesso. Il nostro assistito ha fatto tutto correttamente, ma ciò non è bastato a risolvere una situazione semplice e chiara. L’altro aspetto che vogliamo evidenziare è quello delle conseguenze di situazioni simili. Quando una persona, per varie ragioni, ritarda o non effettua il pagamento delle rate di un finanziamento per più di due mesi, diventa un ‘cattivo pagatore’ e finisce nei Sistemi di Informazioni Creditizie. Questo registro permette alle istituzioni finanziarie di valutare l’affidabilità di un potenziale cliente prima di concedere un finanziamento. La durata di una segnalazione come ‘cattivo pagatore’ varia dai 12 ai 36 mesi. Per questo periodo il cittadino iscritto nei Sic non può ottenere un finanziamento o un mutuo, non può disporre di una carta di credito o di un libretto degli assegni. Naturalmente è possibile liberarsi di questa condizione, ma come abbiamo visto ci vuole tempo e bisogna saldare i debiti. Certo è che correre il rischio di essere segnalato come ‘cattivo pagatore’ perché non si riesce a far fronte ad un finanziamento annullato sarebbe un paradosso clamoroso. Fortunatamente questo non è il caso del nostro assistito, ma è comprensibile il timore, oltre che la frustrazione, per una vicenda che aveva preso una brutta piega”.