In Italia quello della povertà è ancora un tabù difficile da estirpare, nonostante negli ultimi anni la crisi economica abbia colpito in generale tutta la popolazione, c’è ancora molto da fare per sradicare lo stigma sociale che ruota intorno al tema. Il fenomeno è stratificato e complesso, e i dati in merito non sono rincuoranti. Basti pensare che solo nel nostro Paese la povertà assoluta è in continua crescita negli ultimi due anni.

È in questa realtà di estremo disagio che si presenta una delle principali cause di isolamento sociale, emarginazione e bullismo: la povertà di igiene. Secondo i dati raccolti da Dixan e CESVI con il supporto di IPSOS per il primo Osservatorio sulla povertà di igiene in Italia, il fenomeno colpisce fino al 10% dei nuclei famigliari nel nostro Paese. Vale a dire che oltre 5 milioni di persone non hanno la possibilità di sostenere le spese necessarie per mantenere una normale pulizia personale o dei propri vestiti.

Nel report IPSOS emerge quanto questo tipo di povertà sia poco nota, benché molto diffusa. Solo il 15% degli intervistati dichiara di conoscerlo bene, e solo 1 su 4 sostiene di conoscere direttamente almeno una persona che si trova in condizione di povertà di igiene nel proprio ambiente di vita. La condizione è diventata intergenerazionale e colpisce tutte le fasce d’età, bambini compresi. Non si tratta di un problema individuale, ma collettivo, perché non poter essere in grado di lavarsi quotidianamente mette a serio rischio la salute delle persone coinvolte, oltre che minarne l’autostima e la capacità di inserirsi nella vita sociale e lavorativa del Paese. Nel caso di bambini e adolescenti, poi, questi si trovano a subire bullismo da parte dei coetanei, e così come le persone adulte incorrono in una emarginazione che può farsi sempre più grave.

 

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