a cura di Confcommercio

I costi dei pagamenti elettronici, si sa, incidono non poco sul fatturato delle imprese del commercio e del turismo, ma se oggi è possibile trovare nel web tantissimi strumenti in grado di comparare le offerte dei più svariati prodotti e servizi (dai voli aerei alle assicurazioni e così via), nulla si trova per comparare le centinaia di offerte che gli istituti bancari formulano proprio sui Pos.

Per riuscire in questo intento, nel 2023, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stato firmato un Protocollo di Intesa tra i rappresentanti degli esercenti, tra i quali Confcommercio, e quelli degli operatori dei servizi di pagamento. Questo accordo ha segnato un progresso importante, perché, in analogia con una soluzione consolidata (l’Indicatore dei Costi Complessivi dei conti di pagamento), ha permesso di sperimentare uno schema sintetico standardizzato per le numerose offerte, poi pubblicate in un unico sito web (grazie al supporto del CNEL) per facilitarne il confronto. Chiaramente, si tratta di un documento non vincolante, ma adottato da molti operatori, che si aggiunge ai “fogli informativi” perché ha contenuti e fini diversi.

I principali limiti dell’esperimento erano noti in anticipo a tutte le parti: sono considerate solo le offerte promozionali, pubblicizzabili per almeno sei mesi e della durata di almeno nove mesi, riservate a professionisti e imprese con fatturato fino a 400.000 euro.

Tuttavia, considerandolo un test, gli elementi di valutazione raccolti sono significativi sia per quantità che per qualità.

Confcommercio ha voluto però fare un passo avanti e dopo aver condotto proprie analisi preliminari sui dati disponibili, ha richiesto all’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano – riconosciuto centro di competenza sui pagamenti elettronici – una valutazione tecnica più accurata, indipendente dalla visione della Confederazione, da mettere a disposizione di tutti gli interessati (scaricabile nel link a fondo pagina), basandosi proprio sulle offerte raccolte attraverso il Protocollo d’intesa.

Ne è emerso, tra l’altro, qualcosa senza precedenti in Italia, ovvero una quantificazione certa dei prezzi proposti da un vasto numero di prestatori dei servizi di pagamento al cluster degli imprenditori e dei professionisti con minore potere contrattuale. Un po’ di chiarezza in più c’è, dunque, e l’invito è quello di consultare il documento. Di seguito, però, anticipiamo alcuni dei risultati.

Lo scenario
Dato il transato annuale di un esercente e il numero di transazioni, lo studio ha generato tre scenari di esempio, rispettivamente:
• esercente con uno scontrino medio pari a 5 euro;
• esercente con uno scontrino medio pari a 25 euro;
• esercente con uno scontrino medio pari a 100 euro.

A queste differenziazioni si sono uniti altri scenari:
• uno “standard”, in cui il 90% circa delle transazioni accettate è basato su carte consumer nazionali ed europee, mentre il restante è basato su carte extra UE e/o commercial;
• uno scenario “travel”, più turistico e corporate, in cui è raddoppiata la quota percentuale di transazioni con carte extraeuropee e commercial.

Infine il campione ha preso a riferimento sia i costi sostenuti durante le offerte promozionali dei fornitori del servizio (in questo caso di 27 istituti), sia i costi alle condizioni ordinarie (in 20 istituti di credito).

I risultati
Guardando ai soli costi della transazione, vediamo cosa accade quando lo scontrino medio è di 5 euro, il transato con carta è sui 100 mila euro e dunque siamo di fronte a 20 mila transazioni annue.

Nello scenario “standard”, in periodo di offerta promozionale, la spesa può andare dai 293,42 euro l’anno ai 3.347,22, con una spesa mediana (il dato certamente più vicino alla generalità dei casi) di 891,93 euro. Fuori dalle offerte promozionali la forbice va da un minimo di 702,59 euro ad un massimo di 4.804,01 euro con una media di 1.232,59 euro.

Nello scenario “travel”, ovvero turistico, i costi si differenziano di qualche decina di euro (la media passa infatti a 1.294,37).

Ad incidere, per chi ha così tante transazini, è ovviamente l’elevato numero di operazioni. In due offerte considerate, ad esempio, l’istituto di credito applicava una commissione di 10 centesimi a transazione e ciò faceva schizzare in alto i costi (fino al 5% del transato), senza considerare il superamento del tetto massimo sull’azzeramento dei costi delle microtransazioni, che ovviamente penalizza questi esercenti.

Passiamo a chi ha uno scontrino medio di 25 euro. Qui, in uno scenario “standard”, il costo medio è di 1.056,46 euro in un periodo di offerta (minimo 743,71 e massimo 2.213,58), che passa a 1.312,20 a fine offerta (il minimo è di 840,70 euro e il massimo non è stato rilevato). Per chi ha una clientela “travel” i costi aumentano sensibilmente, con una media di 1.181,47 euro in periodo promozionale (minimo 854,46 euro e massimo 2.437,29), mentre fuori offerta si passa a 1.344,18 euro di media (minimo 934,02 e massimo non rilevato).

Infine, se lo scontrino medio è di 100 euro si spendono, nello scenario “standard”, 1.209,70 euro in media durante le promozioni (minimo 840,70 e massimo 2.406,70), che passa a 1.303,58 fuori offerta (minimo 840,70 e massimo non rilevato); mentre nello scenario “travel” , la media è di 1.358,70 euro durante le offerte (minimo 943,06 euro e massimo 2.669,71), invece fuori offerta la media passa a 1.389,47 (minimo 965,57 euro e massimo non rilevato).

Una volta elaborate le varie stime la ricerca arriva anche ad un conclusione interessante: “è possibile affermare – scrivono gli esperti dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano – che il costo sostenuto dagli esercenti, salvo alcune eccezioni dovute a offerte meno convenienti, si aggira attorno all’1%-1,3% del transato, escludendo i costi legati ai dispositivi di accettazione POS. Una percentuale che può diminuire sensibilmente durante i periodi di promozione, però limitate nel tempo.

La ricerca, infine, fa anche una comparazione tra i canoni annui e i costi di installazione dei vari tipi di POS, da quello tradizionale e smart, che generalmente non prevedono l’acquisto ma un canone di utilizzo, ai mobile POS, fino ai più recenti software POS.

Il lavoro del Politecnico mette dunque in luce che una comparazione tra le offerte sui pagamenti elettronici è possibile, anche se ancora non facile. Da qui, la Confederazione intende partire per chiedere ulteriori passi avanti verso un’adeguata comparabilità dei costi che consenta anche ai fornitori di pagamento più competitivi di cogliere le opportunità di un mercato con più concorrenza. Più concorrenza tra gli operatori del settore pagamenti elettronici, dunque, che significa anche minori costi per gli utilizzatori.

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