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Bonifiche, Ance: ” armonizzare normative, semplificare e tempi certi”

Le bonifiche sono una necessità per vari motivi: risanamento delle aree inquinate per riportare alla normalità le matrici naturali, tutelare la salute delle comunità, ottemperare alle infrazioni europee che costano multe pesanti alla collettività, recuperare territorio prezioso vista la limitata disponibilità di suolo e il pesante consumo che ne fa l’Italia. Procedere nelle bonifiche significa tornare ad avere a disposizione aree per le opere del PNRR e per la realizzazione di capacità rinnovabile, due esigenze molto presenti viste le scadenze del primo e gli obiettivi vincolanti che riguardano la seconda, ad esempio per quel che riguarda i target del PNIEC. C’è molto da fare insomma, ma la complessità delle normative spesso confliggenti fra loro o ridondanti causa lungaggini intollerabili per le imprese che hanno bisogno di tempi certi.

Nel corso degli ultimi 20 anni, la normativa nazionale si è evoluta progressivamente, allo scopo di facilitare tale opportunità, anche se sussistono ancora vari aspetti giuridici, procedurali e tecnici da chiarire ed approfondire. Qualcosa dunque si sta muovendo, ad esempio con il decreto ‘Interferenze’ 45/2023 del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che risolve alcune interferenze, appunto, nella legislazione che riguarda le opere realizzabili in corso di bonifica nei Siti di interesse nazionale. Opere possibili in corso di bonifica grazie all’articolo 242 ter del dlgs 152/2006, Testo unico Ambiente, che stabilisce come nei siti oggetto di bonifica, inclusi i siti di interesse nazionale, possono essere realizzati i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La presenza di attività produttive in esercizio e la possibilità di realizzare opere di costruzione e di manutenzione presso siti con interventi di bonifica in corso, insomma, costituisce spesso la chiave per garantire la sostenibilità degli interventi di bonifica stessi e la conseguente opportunità di garantire la riqualificazione di molte aree di smesse presenti sul territorio.

Il tema è stato al centro del convegno ‘Interventi ed opere nei siti oggetto di bonifica: aspetti normativi e tecnici’ oggi alla sede dell’Associazione nazionale costruttori edili- ANCE.

“Per il mondo delle imprese la questione delle bonifiche rappresenta un business e un’opportunità, un business sostanzialmente inesauribile, perché il territorio italiano è stato estremamente sfruttato nei decenni postindustriali, quindi una delle maggiori scommesse sulla rigenerazione è parallela all’utilizzo del brownfield, i siti urbanizzati che hanno perso la loro funzione industriale e che devono ritrovare attraverso le norme urbanistiche una rinnovata ipotesi di rinascita”, spiega Marco Dettori, vicepresidente ANCE per la Transizione Ecologica.

“In tutto questo si inserisce il tema della bonifica, un’attività di pubblico interesse, visto che generalmente le imprese arrivano a sistemare delle situazioni inquinate da altri- prosegue Dettori- Rendere fluido, semplice, opportuno da un punto di vista della compatibilità dell’investimento, quindi dei tempi, l’intervento di bonifica è un obiettivo assolutamente primario che sta nell’ottica della semplificazione del processo amministrativo, della sua gestione, del parallelismo tra parte amministrativa e parte industriale che oggi hanno un divario estremo”.

Edilizia dunque anche in questo caso protagonista della transizione: non solo nell’efficientamento energetico degli edifici, nella rigenerazione urbana e nelle opere infrastrutturali verdi, ma anche nella realizzazione delle bonifiche e dell’uso delle aree recuperate. “Non esiste un’attività che possa in qualche modo rintracciare obiettivi di transizione ecologica che non passi dal settore delle costruzioni”, spiega il vicepresidente ANCE per la Transizione Ecologica.

“Il ruolo chiave del settore delle costruzioni va fatto proprio, va creata la consolidata opinione che solo attraverso questo tipo di attività si possono effettivamente cogliere degli obiettivi, nella realizzazione di nuovi impianti, nella gestione del recupero del territorio, nella costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti, nella cogenerazione, trigenerazione, la termovalorizzazione- conclude Dettori- tutto quello che riguarda in qualche modo la produzione di energie alternative passa inevitabilmente attraverso il settore delle costruzioni che si deve impegnare ad assumere questo ruolo privato all’interno delle attività che riguardano questo specifico tema”.