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Bancomat, da giugno multe per i commercianti che non lo accettano

Multe a partire dal 30 giugno prossimo (e non più dal 1 gennaio 2023) per la mancata accettazione dei pagamenti con bancomat e carte di credito. Lo ha deciso questa sera (13 aprile) il Consiglio dei Ministri, nell’ambito del decreto legge per l’attuazione del Pnrr. Per la mancata accettazione di un pagamento, di qualsiasi importo, effettuato con una carta di pagamento si applicherà quindi già dal prossimo 30 giugno la sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento.

Assolutamente favorevole il Codacons al possibile anticipo a giugno dell’entrata in vigore delle multe a carico degli esercenti per la mancata accettazione di pagamenti effettuati attraverso carte di credito e di debito. “Si tratta di una battaglia storica del Codacons che da ben 8 anni chiedeva a Governo e Parlamento di prevedere sanzioni per quei negozianti che impediscono ai propri clienti di pagare con carte e bancomat – afferma il presidente Carlo Rienzi – Già a partire dal 2014, grazie al decreto legge numero 179/2012 del Governo Monti, era stato introdotto in Italia l’obbligo per negozianti e professionisti di accettare i pagamenti con Pos, misura poi confermata ed estesa a partire dall’1 luglio 2020 dal decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio (n. 124/2019). Nessuna delle due norme, tuttavia, aveva introdotto sanzioni per gli esercenti che rifiutavano pagamenti con carte e bancomat. Questo ha portato ad una situazione paradossale in cui ancora oggi numerosi negozianti in tutta Italia, pur possedendo il Pos, impediscono ai clienti di pagare con moneta elettronica, consapevoli che non andranno incontro ad alcuna multa». “Ora finalmente le cose potrebbero cambiare e, grazie alle sanzioni per chi rifiuterà i pagamenti digitali, sarà possibile rendere davvero efficace la misura che introduce l’obbligo per gli esercenti di accettare i pagamenti con Pos – prosegue Rienzi – Condividiamo tuttavia le richieste dei commercianti di abbattere le commissioni sui pagamenti elettronici, per incentivare l’uso di carte e bancomat ed eliminare qualsiasi scusante verso chi ostacola il Pos».

La Confesercenti: prima della stretta sui Pos tagliare le commissioni

«Prima di un’eventuale stretta sui Pos, bisognerebbe procedere finalmente al taglio sostanziale delle commissioni pagate dagli esercenti sulla moneta elettronica, più volte promesso ma realizzato solo in minima parte. Così Confesercenti critica le sanzioni previste per gli esercenti che non accettano i pagamenti elettronici . «Tra progetti di sanzioni, lotterie e obblighi vari, il rischio è sempre lo stesso: concentrare il peso della lotta all’evasione sulle spalle degli esercenti. E questo mentre le grandi piattaforme internazionali che operano sull’online godono ancora di un regime fiscale favorevole, che permette loro di pagare un quinto rispetto agli altri» osserva Confesercenti in una nota mettendo in evidenza che «il numero di Pos attivi è cresciuto enormemente negli ultimi anni: nel 2020 – ultimo dato disponibile – i Pos attivi sono stati 3,4 milioni, un milione in più dei 2,4 milioni disponibili nel 2017. Un aumento consistente, cui non è corrisposto un equivalente incremento dei proventi della lotta all’evasione. Anche gli obiettivi che si erano fissati con Cashback e Lotteria dello Scontrino sono stati clamorosamente disattesi. Sia chiaro: il contrasto all’evasione, che danneggia non solo l’erario ma anche le imprese oneste creando intollerabili distorsioni della concorrenza, rimane sacrosanto. Quello che chiediamo è che non venga perseguito con provvedimenti onerosi per le attività. Servono incentivi, non sanzioni, a partire da un taglio significativo dei costi d’utilizzo di carte e bancomat». Confesercenti chiede ad esempio di azzerare le commissioni «per importi fino a 50 euro. Va promossa, allo stesso tempo, la competizione tra carte di credito e di debito e i sistemi di pagamento tecnologicamente più evoluti, come quelli next-gen, il cui costo per gli esercenti è già oggi notevolmente inferiore».