La Banca centrale europea ha annunciato un maxi rialzo dello 0,75% dei tassi di interessi, che si aggiunge a quello dello 0,50% di luglio. I tassi di riferimento salgono quindi all’1,25%. E non è finita qui, visto che a quanto pare a Natale troveremo sotto l’albero un altro importante aumento.
Il motivo sarebbe quello di abbassare il tasso di inflazione, che superando il 9% è diventato uno dei valori più alti nella storia dell’Eurozona.
Scriviamo “sarebbe” perché di fatto non sappiamo quali effetti positivi potrà avere l’aumento dei tassi di interessi su un’inflazione che non deriva da politiche monetarie espansive, ma da aumenti dei prezzi dovuti a fattori esterni, ed il cui effetto è stato peraltro moltiplicato dall’azione degli speculatori, che finora hanno agito indisturbati.
A livello pratico, infatti, succederà che le famiglie e le imprese che negli anni scorsi hanno sottoscritto dei mutui o dei finanziamenti ad un tasso variabile, vedranno lievitare in modo pericoloso la loro rata.
Ad esempio, secondo una simulazione proposta da mutuisupermarket.it per conto de La Repubblica. ipotizzando un finanziamento da 140mila euro a 30 anni, e un tasso variabile pari all’Euribor a 3 mesi, con uno spread ulteriore dell’1%, l’aumento dei tassi dello 0,75% comporterà un incremento della rata mensile fino a 49 euro. Nel caso invece di un finanziamento da 250 mila euro alle stesse condizioni, gli importi delle rate saliranno dai 79 agli 88 euro. Si salvano invece i mutui a tasso fisso.
Ma mentre le famiglie e le imprese, già alle prese con il caro bollette e con l’aumento indiscriminato dei prezzi, dovranno adesso vedersela con l’aumento della rata dei mutui, gongolano le banche.
I rialzi dei tassi, difatti, sono un fattore chiave per gli utili degli istituti finanziari. In media, come riportato dal giornale economico MilanoFinanza, che cita i dati dell’esperta di Citi Azzurra Guelfi, ogni aumento dei tassi di 50 punti base aumenta gli utili per azione delle banche dell’Eurozona di circa l’8%.
Tuttavia, come detto sopra e come commentato dall’ex sottosegretario all’economia Enrico Zanetti, non appare molto chiaro come la BCE intenda contrastare in modo efficace con politiche monetarie restrittive un’inflazione che non deriva da politiche monetarie espansive.
Infatti, il rischio significativo è proprio quello di incidere poco sulla riduzione dei prezzi, ma in compenso incidere eccome sulla contrazione di consumi e investimenti.
Come osserva lo stesso Enrico Zanetti, “dovremmo avere l’autorità economica e politica che vara provvedimenti per correggere meccanismi di determinazione del prezzo dell’energia elettrica che consentono evidenti speculazioni e distorsioni, ci ritroviamo invece l’autorità monetaria che alza il costo dei prestiti e dei mutui”.
Ad maiora
F.C.