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Aumentano olio, verdure e pasta. Anche burro, frutti di mare, farina, margarina e frutta fresca

ROMA 24-10-2009 SUPERMERCATO - FARE LA SPESA TRA CRISI E ANTI CRISI PH: CRISTIAN GENNARI

I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici. E nel carrello degli italiani nel 2021 il costo del cibo diventa più pesante: l’olio di semi ha messo a segno un aumento di prezzo del 19%, la verdura fresca del 17%, la pasta del 12%, il burro dell’11%, i frutti di mare del 10%, la farina del 9%, margarina e frutta fresca del 7%, pesce fresco del 6%, carne di pollo +6%. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’inflazione a febbraio, che evidenziano un balzo del 45,9 % per l’energia che si riflette sui prezzi di molti prodotti alimentari.
Per il balzo dei costi energetici, l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni e allevamenti.

L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”. In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è l’olio di semi, come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e si registrano accaparramenti e scaffali vuoti. A seguire sul podio forti rincari fa registrare con un +17% la verdura fresca, anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte.
“Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – l’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.