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A 23 anni è direttrice delle Poste: “Il lavoro c’è eccome, volere è potere”

Il dibattito sui giovani e il lavoro è sempre più attuale, e la testimonianza di una giovane direttrice di Poste Italiane, riportata da diversi giornali italiani , evidenzia una visione piuttosto netta: “Il lavoro c’è, basta volerlo”, ha affermato la 23enne, esortando i giovani a non accontentarsi di “lavoretti a caso” e a inseguire con determinazione i propri obiettivi. Secondo lei, la chiave per ottenere un buon impiego è cogliere le opportunità e non fermarsi davanti alle prime difficoltà. Nonostante abbia ammesso che i percorsi di vita a volte deviano da quelli che si avevano in mente, si è detta felice di essere riuscita a costruire una carriera che non aveva originariamente previsto​. Si tratta della più giovane direttrice delle Poste del Veneto e forse di tutta Italia.

 

Tuttavia, questa visione ottimista della giovane non riflette necessariamente la realtà di tutti i ragazzi italiani. Molti affrontano un mercato del lavoro complesso, segnato da precarietà e mancanza di opportunità stabili. Secondo un rapporto di Randstad Research, in Italia ci sono 5,3 milioni di giovani inattivi (NEET), che non studiano né lavorano.  Le cause di questa situazione includono bassi salari, precarietà e un sistema educativo che spesso non prepara adeguatamente all’ingresso nel mondo del lavoro.

In particolare, per chi lavora nella scuola, come i docenti, la situazione non è sempre rosea: un esempio emblematico è quello di una professoressa che, nonostante il posto fisso, riflette quotidianamente sulla possibilità di dimettersi per cercare lavori meglio retribuiti, come quello di operaia​.

Il posto fisso

Il tema del “posto fisso”, che un tempo era sinonimo di sicurezza, oggi appare meno attraente, specialmente in settori dove le condizioni economiche non sono soddisfacenti. Quindi, mentre alcuni giovani riescono a costruire percorsi professionali di successo attraverso impegno e perseveranza, altri si trovano di fronte a sfide strutturali che richiedono soluzioni più ampie, come politiche attive per il lavoro e un rafforzamento della formazione post-secondaria.