Il 70% delle imprese venete sta pensando di assumere personale nel prossimo biennio, ma per un’impresa su due nel mercato mancano le figure professionali necessarie. È quanto emerge dalla survey ‘Le professioni del futuro’, commissionata da Confindustria Veneto ed elaborata da Fondazione Nord Est. L’indagine ha coinvolto un campione di 1.082 imprese attive negli otto ambiti in cui operano le fondazioni Its, ovvero meccanica-meccatronica (251), moda (124), legno-arredo (101), turismo (115), logistica (155), Ict (92), ingegneria e costruzioni (94), agroindustria (139), di varie dimensioni, da meno di 10 a oltre 250 addetti, e localizzate in tutte le province. Secondo i dati raccolti, digitale, industria 4.0 e sostenibilità sono i fattori che impatteranno maggiormente sul sistema produttivo nel prossimo biennio, e le trasformazioni non riguarderanno solo progettazione e produzione, ma anche marketing, vendita e post vendita. Le risorse umane al momento presenti in azienda sono solo in parte adeguate ad affrontare il cambiamento, tanto che appena il 13,4% circa dei soggetti coinvolti ritiene che le competenze presenti in azienda siano del tutto adeguate, mentre il 22,7% circa pensa che non lo siano per niente. Ma, come anticipato in precedenza, le imprese esprimono preoccupazione in merito all’effettiva presenza di soggetti competenti sul mercato. Guardando al prossimo biennio, il 43% intende assumere nella progettazione, il 70% nella produzione, il 25% in marketing e comunicazione, il 32% nella vendita e il 19% nell’amministrazione. Circa un’impresa su due ritiene però che le competenze richieste non siano disponibili sul mercato locale, mentre sul mercato nazionale la quota di chi pensa che le competenze ci siano sale attorno al 60%, rimanendo sostanzialmente stabile se si guarda al mercato internazionale.
Secondo il 25,6% delle imprese coinvolte, la principale difficoltà nel reperire personale è proprio la mancanza di competenze, mentre secondo il 10,4% l’ostacolo è la mancanza di candidati con l’esperienza necessaria, e per il 12,% è il disallineamento tra le condizioni offerte e le aspettative. Finora, il 32,2% delle imprese ha provato a ovviare al problema con la formazione interna per i propri collaboratori, il 13,8% con la formazione per i nuovi assunti e solo l’8,1% stringendo accordi con le scuole. Ciò nonostante il 76% delle imprese dichiari di conoscere gli Its e il 41% abbia già assunto almeno un ex studente. “Oggi più di prima, per le imprese è importante poter contare su professionalità con competenze sempre aggiornate e trasversali. I grandi trend in corso, accelerati dalla pandemia, richiedono un adattamento continuo e un ripensamento del lavoro in azienda, che diventa un luogo dove i giovani possono crearsi una carriera e, soprattutto, un futuro. Gli Its in questo contesto possono assumere un ruolo centrale per accompagnare questi processi di trasformazione, in partnership con il tessuto imprenditoriale, offrendo percorsi di alto livello in grado di formare i professionisti del futuro”, commenta il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro intervenendo alla presentazione dei dati.
“Siamo di fronte ad un mercato del lavoro sempre più esigente, che chiede competenze specifiche, aggiornamento veloce, formatori operativi e un raccordo fondamentale con le imprese: richieste che trovano risposta negli ITS-Academy. Il Veneto svetta in tutti i monitoraggi promossi da osservatori esterni, ma soprattutto nel giudizio delle imprese”, aggiunge l’assessore regionale a Formazione e Lavoro, Elena Donazzan, che riconosce a Confindustria “il merito di aver capito da subito la strategicità degli Its”, e avverte del rischio insito nella discussione sul potenziamento degli Its, al momento in discussione i Parlamento, di ingessare il naturale raccordo con il territorio di questi istituti “rendendo molto pubblici i percorsi”.
Agenzia Dire