Stress, alti carichi di lavoro, carenza di personale, disturbi di salute. La condizione di sportellisti e portalettere appare assai critica dall’indagine condotta dalla Slc, Inca e Fondazione di Vittorio, che ha analizzato 4.300 questionari, tra i lavoratori di Poste italiane. Un’azienda che, con 120mila dipendenti, 12.755 sportelli e più di 34 milioni di clienti è la più grande rete di distribuzione di servizi in Italia. Partiamo dagli sportellisti. Lavorano in media 35,7 ore settimanali, 6 al giorno ma il 60% afferma di doversi trattenere oltre l’orario. Il 23,1% lamenta un elevato ritmo di lavoro, il 35,1% scadenze strette e rigide e il 40,5% assunzioni di responsabilità eccessive. Il 58% degli intervistati denuncia di non riuscire mai a fare le pause previste ai videoterminali. Bocciatura dell’ambiente di lavoro considerato inadeguato dal 40%. Rispetto ai disturbi i più diffusi sono quelli dell’apparato muscolo-scheletrico (con il 52,6% he lamenta patologie) e oculistiche per il 64%. Altra categoria interpellata è quella dei portalettere. La loro durata del turno è dalle 9 alle 12 ore nel 50,4% dei casi, con straordinari molto diffusi e il 78,7% che dichiara di doversi trattenere in servizio oltre l’orario.
Le scadenze sono rigide e strette per il 61,1% e il 34,% si sente investito di responsabilità eccessive rispetto alle mansioni. Ma la difficoltà maggiore che emerge dallo studio è la carenza di personale che viene segnalata dal 93,6% dei dipendenti in maniera trasversale a livello territoriale. La carenza di materiali e strumenti di lavoro è un problema per il 73,4%. Tra i portalettere i disturbi più diffusi sono la riduzione di energia (70,8%), seguita da tensione, fatica profonda e disturbi del sonno. Infine le dipendenti segnalano violenze segnalate da un terzo di loro, che provengono dai clienti ma anche dai superiori (13%). Il segretario della Slc, Riccardo Saccone, sottolinea che il sindacato vuole riportare “l’attenzione sulla organizzazione del lavoro che incide sulla vita di tutti i giorni dei lavoratori. Abbiamo acceso una luce su settori particolarmente esposti a pressioni commerciali e ai rapporti con il pubblico e performance sempre più esasperata”. Per Saccone “dobbiamo contrattare le ricadute della organizzazione del lavoro sui lavoratori”, conclude il sindacalista.