Le previsioni di crescita economica per il 2014 sono purtroppo ben inferiori alle attese e tra la primavera e l’estate, anche per il Veneto, si è assistito a un significativo ridimensionamento delle aspettative di ripresa. Le ultime stime disponibili parlano di una crescita del Pil regionale pari a + 0,5 (+ 0,3% per l’Italia), mentre a maggio si ipotizzava un + 0,9%.
Questi dati emergono dall’ultima “Bussola dell’Osservatorio & Ricerca” di Veneto Lavoro, relativi al secondo trimestre 2014, in base ai quali, a fine giugno, permane negativo il saldo di posizioni di lavoro dipendente (-5.600 rispetto a giugno 2013), mentre il numero di imprese attive è diminuito dell’1%.
Sul fronte occupazionale sono in crescita assunzioni (+11,3%) e cessazioni (+10%). Segnali positivi si registrano soprattutto per quanto riguarda le assunzioni con contratto a tempo determinato (+12%) – a conferma che in questa fase di incertezza la “buona flessibilità” facilita la ripresa dell’occupazione – e per le tipologie contrattuali che favoriscono l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, quali apprendistato (+18%) e tirocinio (+28%), anche grazie agli sforzi delle politiche regionali per l’occupazione giovanile.
Positivo anche il dato sugli impieghi socialmente utili (+17%).
Riguardo al contesto economico, se vi è crescita è legata all’export (+3,6%), perdura la debolezza della domanda interna (+0,3%).
“Il Veneto – afferma l’assessore regionale al lavoro, formazione e istruzione Elena Donazzan – si conferma una regione forte nelle esportazioni. Dobbiamo continuare a sostenere le imprese che non delocalizzano, che mantengono qui la propria produzione pur spingendosi verso mercati stranieri. Mi preoccupa molto la situazione internazionale di instabilità e soprattutto le vicende che riguardano la Russia, che rappresenta un mercato sempre più importante per le aziende venete: è evidente l’inefficacia delle politiche economiche e di sviluppo del Governo, sia sul fronte dei rapporti internazionali, sia per l’aver reso sempre più asfittico il mercato interno”.
Nel complesso, l’apparato produttivo si sta riadattando ad un contesto economico per tanti motivi difficile, ma senza riuscire ancora ad avvicinarsi ai livelli pre-crisi. Anche i più recenti dati tendenziali sulla produzione manifatturiera confermano l’esilità della crescita (+1,2%).
“Grave il dato sui fallimenti, che rappresentano quasi il 7% in più rispetto all’anno precedente – commenta l’assessore–. Questo è forse l’aspetto più inquietante e rappresenta il vero fallimento della politica, che non è riuscita in questi anni di crisi, soprattutto finanziaria, ad attuare vere politiche di sostegno alle imprese. Fallire significa perdere il patrimonio aziendale, colpire la fiducia di una comunità e demotivare la classe imprenditoriale che tanta parte ha avuto nello sviluppo del Veneto. A rimetterci sono tutti: lo Stato, che vede ridurre le proprie entrate, le banche, che incamerano soltanto debiti, la società, che vede aumentare i disoccupati”.
“Non è mai troppo tardi per invertire la rotta – conclude Donazzan –, la nostra Regione sta facendo tutto ciò che le è possibile fare per sostenere imprese e lavoratori, ma è evidente che il fronte da colpire è quello della tassazione e che servono politiche nazionali di tutela delle nostre produzioni”.