Negli ultimi anni, il mondo del recruitment ha subito una trasformazione significativa. Le aziende, alle prese con l’aumento dei costi e delle tempistiche necessarie per individuare il candidato/a ideale oltre che con la carenza di profili qualificati, stanno ridefinendo le proprie priorità e strategie di assunzione.
COMPETENZE, NON SOLO TITOLI: LA NUOVA FRONTIERA DEL RECRUITMENT
Sempre più frequentemente, le aziende adottano un approccio di recruitment che privilegia le competenze e le abilità del candidato rispetto ai titoli di studio posseduti. Tra queste, le soft skills o competenze trasversali, come la comunicazione, il lavoro di squadra e l’adattamento, assumono un ruolo centrale. Tuttavia, la loro valutazione oggettiva rimane una sfida per i responsabili delle assunzioni. “Negli ultimi mesi, è più comune un approccio di recruitment che dà priorità alle competenze e alle abilità, piuttosto che ai titoli posseduti dal candidato. In particolare, le soft skills o competenze interpersonali stanno assumendo un’importanza sempre maggiore, ma sono anche le più difficili da misurare o valutare”, analizza Simone Spaziani, Business Director di Robert Walters, leader nella consulenza, ricerca e selezione specializzata.
ESPERIENZA E TITOLI PERDONO PESO: SPAZIO AI PROFILI ADATTI
“Questo cambio di paradigma apre la strada a una nuova corsa per essere l’azienda più rapida ad adottare questo modello. Cambiare la metodologia di selezione per dare priorità alle competenze è il primo passo per essere più efficienti e attirare i migliori talenti”, sostiene Spaziani. Anni di esperienza, titoli di studio e certificazioni non sono più i criteri assoluti per accedere a un determinato lavoro. L’obiettivo è individuare il profilo professionale che meglio si adatta alle esigenze specifiche del ruolo e del contesto aziendale. Questo nuovo approccio permette di ampliare il bacino di candidati e favorisce la diversità all’interno delle aziende. Le aziende che sapranno adottare con maggiore rapidità questo cambio di paradigma avranno un vantaggio competitivo nel recruitment dei migliori talenti. La modifica delle metodologie di selezione, dando priorità alle competenze, infatti, rappresenta il primo passo verso un processo di assunzione più efficiente e strategico.
Negli ultimi anni, il mondo del recruitment ha subito una trasformazione significativa. Le aziende, alle prese con l’aumento dei costi e delle tempistiche necessarie per individuare il candidato/a ideale oltre che con la carenza di profili qualificati, stanno ridefinendo le proprie priorità e strategie di assunzione.
COMPETENZE, NON SOLO TITOLI: LA NUOVA FRONTIERA DEL RECRUITMENT
Sempre più frequentemente, le aziende adottano un approccio di recruitment che privilegia le competenze e le abilità del candidato rispetto ai titoli di studio posseduti. Tra queste, le soft skills o competenze trasversali, come la comunicazione, il lavoro di squadra e l’adattamento, assumono un ruolo centrale. Tuttavia, la loro valutazione oggettiva rimane una sfida per i responsabili delle assunzioni. “Negli ultimi mesi, è più comune un approccio di recruitment che dà priorità alle competenze e alle abilità, piuttosto che ai titoli posseduti dal candidato. In particolare, le soft skills o competenze interpersonali stanno assumendo un’importanza sempre maggiore, ma sono anche le più difficili da misurare o valutare”, analizza Simone Spaziani, Business Director di Robert Walters, leader nella consulenza, ricerca e selezione specializzata.
ESPERIENZA E TITOLI PERDONO PESO: SPAZIO AI PROFILI ADATTI
“Questo cambio di paradigma apre la strada a una nuova corsa per essere l’azienda più rapida ad adottare questo modello. Cambiare la metodologia di selezione per dare priorità alle competenze è il primo passo per essere più efficienti e attirare i migliori talenti”, sostiene Spaziani. Anni di esperienza, titoli di studio e certificazioni non sono più i criteri assoluti per accedere a un determinato lavoro. L’obiettivo è individuare il profilo professionale che meglio si adatta alle esigenze specifiche del ruolo e del contesto aziendale. Questo nuovo approccio permette di ampliare il bacino di candidati e favorisce la diversità all’interno delle aziende. Le aziende che sapranno adottare con maggiore rapidità questo cambio di paradigma avranno un vantaggio competitivo nel recruitment dei migliori talenti. La modifica delle metodologie di selezione, dando priorità alle competenze, infatti, rappresenta il primo passo verso un processo di assunzione più efficiente e strategico.
Il report Top trend per il recruitment dei talenti 2024 di Robert Walters, condotto su oltre 2000 professionisti delle Risorse Umane evidenzia chiaramente questa evoluzione. Il 79% dichiara di preferire le valutazioni delle competenze ai processi di selezione tradizionali. Inoltre, il 36% sarebbe disposto ad assumere un candidato con le competenze giuste anche se privo dell’esperienza richiesta.
UPSKILLING E RESKILLING: LA RISPOSTA ALLA CARENZA DI SOFT SKILLS
La carenza di soft skills tra i candidati rappresenta, pertanto, una delle sfide principali per le aziende (24%). Secondo l’Indagine Globale sulle Retribuzioni di Robert Walters, il 44% delle aziende italiane lamenta la difficoltà di reperire profili con esperienza adeguata nel proprio settore. Per ovviare a questo problema, il 70% delle aziende ha implementato strategie di miglioramento dei piani di formazione e sviluppo nell’ultimo anno, mentre l’81% sta investendo nel reskilling dei propri dipendenti, dotandoli di nuove competenze.
FORMAZIONE CONTINUA: UN INVESTIMENTO PER IL FUTURO
Anche i professionisti sono consapevoli dell’importanza delle soft skills. Il 45% di loro si sta già formando o ha intenzione di farlo in futuro, sottolineando la necessità di un aggiornamento continuo per rimanere competitivi sul mercato del lavoro. “Da qualche tempo, le aziende stanno investendo in una maggiore formazione interna per formare i propri dipendenti nelle competenze che scarseggiano sul mercato, in modo da poter coprire con il proprio personale quelle posizioni per le quali non trovano il candidato ideale”, precisa Spaziani. Riconoscendo l’importanza delle competenze trasversali, le aziende stanno aumentando gli investimenti nella formazione interna. L’obiettivo è quello di colmare il gap di competenze e preparare i propri dipendenti ad affrontare le sfide future, rendendoli in grado di ricoprire ruoli chiave all’interno dell’organizzazione.
In conclusione, il mondo del recruitment sta cambiando. Le aziende premiano sempre di più le competenze trasversali e la capacità di adattamento, investendo nella formazione per costruire team di lavoro più performanti e resilienti.