di Mattia Caulo
Fascismo, nazismo e razzismo sui media? Un “disvalore assoluto” solo per il 20% dei quotidiani e tra l’8 e il 20% delle trasmissioni televisive. È il risultato di una ricerca interdisciplinare, presentata a Bologna, finanziata dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. L’iniziativa, anche di formazione per gli iscritti, è stata promossa dall’Ordine dei giornalisti e dalla Fondazione giornalisti dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con la biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, la Fondazione Gramsci, l’Istituto storico Parri e il Corecom regionale. Lo studio condotto da Giovanna Cosenza, docente di Filosofia e Teoria dei Linguaggi dell’Università bolognese, ha preso in esame tra novembre 2019 e ottobre 2020, 443 articoli di quotidiani e 48 ore di programmazione televisiva, rilevando il frequente ripetersi della metafora del fascismo, nazismo e razzismo come “malattie che si propagano velocemente nella società” costretta in risposta ad “erigere barriere, baluardi”.
Una ricognizione nell’archivio delle “teche” Rai ha poi mostrato una “sovrarappresentazione” del ventennio nel contesto dei programmi di divulgazione storica. Ma la narrazione proposta -spiegano i docenti di storia contemporanea Alessio Gagliardi e Matteo Pasetti- ha avuto prevalentemente un taglio biografico e personale incentrato sulla figura di Benito Mussolini (cosiddetto “mussolinismo”) mettendo in secondo piano gli aspetti più critici del regime, come la violenza e il razzismo coloniale. Nel tempo, ad eccezione degli anni ’60 e ’70, si è poi assistito ad una rappresentazione edulcorata del fascismo. Ad esempio negli anni ’40 veniva descritto in modo rassicurante, “come sistema garante delle tradizioni nazionali”. Negli anni ’80 era in evidenza il suo carattere “modernizzatore”. Negli anni ’90 infine se ne proponevano “i caratteri di legalità e ordine, quando invece è documentato che anche nel fascismo la corruzione fosse dilagante”.
Agenzia Dire