Il Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha promesso che entro l’anno non si lavorerà più la domenica. Da qui, l’inizio di un dibattito infuocato con chi vuole la chiusura dei centri commerciali quando non si dovrebbe andare a fare la spesa, non si dovrebbe stare al lavoro, ma in famiglia e magari a Messa. Ma dalle pagine del Sole 24 Ore, si registra la levata di scudi di chi teme la ricaduta di un cambiamento del genere sulla nostra economia, con la perdita di posti di lavoro. Il mondo del commercio – riporta il quotidiano – è spaccato in due ‘con la grande distribuzione che difende le liberalizzazioni sulle aperture volute nel 2013 da Monti e i piccoli esercizi che da allora si sono schierati a spada tratta contro le serrande aperte nei giorni festivi che avrebbero contribuito a strangolare il piccolo commercio. Sullo sfondo i nuovi dati appena diffusi dall’Istat sui consumi che parlano di un 2018 ancora come anno da dimenticare, mentre l’e-commerce vola segnando un +13%‘.
Ma come la pensano nell’Alto Vicentino addetti ai lavori e l’opinione pubblica in genere?
‘Felice di lavorare la domenica, felice di essere uscita dal tunnel della disoccupazione e di poter avere quel soldo in tasca per prendermi qualche momento di svago. Sono retribuita secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro e quel festivo lo recupero come previsto dalla legge. Inoltre, quella domenica, mi viene pagata di più di un normale giorno di lavoro. Usufruisco del recupero settimanale e quindi posso riposare due giorni su sette’. E’ quanto racconta Laura M., thienese, 26 anni, diplomata, che ha trovato lavoro due anni fa nella grande distribuzione, finita sotto accusa per il lavoro domenicale, che, secondo una parte della politica, va abolito perchè il festivo sarebbe sacro. ‘Io sono grata alla realtà per cui lavoro perchè per anni sono stata sfruttata da chi mi pagava in nero, non applicava il contratto di lavoro e quindi non recuperavo la domenica – continua Laura, che preferisce non citare il brand che le dà lavoro, per non apparire di parte – da quando sono stata assunta, la mia vita è cambiata. Mi sento bene con me stessa, mentre quando ero precaria, passavo il tempo libero in casa perchè non avevo soldi abbastanza per uscire a divertirmi. Io credo che il problema non sia nella domenica in cui si lavora, bensì nello sfruttamento di chi non applica le leggi e va pure a fare la guerra a chi paga profumatamente il festivo, che nella mia busta paga è del 30 per cento in più. Vorrei sottolineare – conclude Laura – che anche la domenica, viene retribuita con la maggiorazione’.
Colpisce quanto racconta Manuel Comberlato, 23enne di Villaverla, che difende a denti stretti il lavoro che svolge tutte le domeniche in un centro commerciale. ‘I soldi che guadagno mi servono per mantenermi gli studi e non gravare sulla mia famiglia che non è ricca. Finalmente, da quando ho un vero contratto, che ho firmato consapevole di dover lavorare la domenica e che ho accettato liberamente, mi sento bene perchè sono autonomo a differenza di molti miei coetanei che dipendono ancora dai genitori. Lavoro da quando ho vent’anni ed ho fatto di tutto, retribuito 4 euro l’ora e in nero. Temo che questo provvedimento che il Governo ha tutta l’intenzione di varare mi faccia perdere un lavoro a cui tengo tantissimo, che mi ha dato dignità e che mi sta dando la possibilità di migliorarmi’.
Le ragioni del SI
Guido Xoccato, presidente Ascom di Schio dichiara :’Sono appena tornato da alcuni giorni in Austria e Germania , i negozi , compresi molti della grande distribuzione, il sabato chiudono alle 18 e la domenica sono tutti chiusi. Si tratta di paesi dove i consumi sono cresciuti più che in Italia’.
A fargli eco il battagliero Renato Corà, ex direttore di Ascom per 13 anni , vicepresidente per 4 e per 15 anni presidente provinciale per l’abbigliamento. ‘Sono favorevole che si tenga aperto esclusivamente nelle 8 festività dell’anno. Poi, si deve tenere chiuso. In Alto Adige, patria del turismo, di domenica tutti i negozi hanno la saracinesca abbassata. Le aperture domenicali sono state l’arma della grande distribuzione per eliminare i piccoli commercianti dai centri storici, ora ridotti al deserto. Non ci sono stati aumenti di personale, ma solo maggiore sfruttamento dei commessi sempre più precari, quindi la minaccia di licenziamenti e solo a scopo intimidatorio. I consumi non aumentano con le aperture selvagge della domenica, ma aumentando i salari. Se la gente ha i soldi, li spende e non c’è bisogno di andare a lavorare quando si dovrebbe riposare’.
N.B.